INTRODUZIONE (2): La vita, dono di Dio

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5. L’antropologia cristiana ha una chiara risposta alla questione dell’uomo e quindi alla questione della famiglia e, all’interno dell’analisi della vita familiare, alla questione della procreazione. L’uomo ? un essere vivente che riceve la vita con il dono radicale dell’esistenza. Nessuno al mondo dona la vita a se stesso. I greci affermavano che “il sole e l’uomo generano l’uomo”, (7) perch? senza il sole la vita nel pianeta terra non ? possibile. Il pensiero cristiano afferma molto di pi?: che la vita umana non viene soltanto dai genitori, n? solo dall’insieme della natura, bens? da Dio, giacch? Dio e l’uomo cooperano nella generazione dell’uomo, di ogni uomo. Dio, nel momento della fecondazione, crea l’anima e la infonde nella materia, facendo in modo che questa sia, fin dal primo istante, un corpo umano.(8) Per questo parliamo di “procreazione”: Dio creatore e l’uomo, in misteriosa collaborazione sono, a livelli infinitamente diversi, cooperatori nel sorgere di ogni nuovo uomo. L’uomo e la donna hanno, per cos? dire, ricevuto la procura da Dio per partecipare, a livello di creatura, al potere creatore divino.


L’uomo ? frutto dell’amore di Dio, che ? amore, per? deve esserlo anche dell’amore dell’uomo e della donna. E pi? concretamente dell’amore dell’uomo e della donna che, amandosi, danno luogo alla famiglia. Solo la famiglia ? il luogo adeguato per la procreazione. L’uomo ? un essere singolare, personale, che pu? essere descritto in tanti modi, come immagine di Dio, animale ragionevole, sintesi dell’universo o microcosmo, ma deve essere riconosciuto anche come essere familiare. Per questa sua condizione e dignit? la procreazione umana ha un unico luogo degno della sua natura: la famiglia fondata sul matrimonio.(9)


Verso un futuro post-umano?


6. La Chiesa ? chiamata oggi a proporre il pensiero cristiano sulla procreazione responsabile e familiare a tutti gli uomini del nostro tempo. Questo compito le ? imposto da due versanti: positivo l’uno, negativo l’altro.


Il primo lo indicava con tanto successo l’enciclica Redemptor hominis (1979) di Giovanni Paolo II, con queste parole: “[L’uomo] ? la prima e fondamentale via della Chiesa” (n. 14). Dio le ha affidato la missione di salvezza e ha inviato gli apostoli in tutto il mondo. La Chiesa ? Cattolica. Il suo magistero, come il Vangelo, ? per tutti gli uomini. Tutto quanto tocca l’essere umano le appartiene.


La verit? sulla famiglia e sulla procreazione responsabile deve essere proposta a tutti. Questo dovere entra nel ministero di Pietro a servizio dell’umanit? dell’uomo. Dal tempo dell’enciclica di Giovanni XXIII Pacem in terris (1965), ma anche da molto prima, la Chiesa fa sua la sentenza di Terenzio: Nihil humani a me alienum puto (10). Alla fine del Concilio Vaticano II Paolo VI chiedeva agli umanisti del nostro tempo di riconoscere alla Chiesa il suo servizio all’uomo e il titolo di promotrice di umanit?. (11)


L’altro versante che porta al bisogno di proclamare la verit? sulla procreazione responsabile, cio?, quello critico o negativo, si riferisce alle deviazioni culturali nel nostro tempo, sia nell’ambito della famiglia, che in quello della procreazione. Influenzata dall’Illuminismo di segno razionalista, la cultura moderna ha dimenticato le sue radici religiose e umanistiche e, lasciando da parte Dio e la dimensione spirituale dell’uomo, ? diventata tecnico-scientifica. Il sapere non viene orientato verso la verit?, n? verso il bene, ma verso il potere e il dominio. L’uomo della modernit? ha radicalizzato la tendenza ad occupare il posto di Dio e di sostituirlo. Ha creduto, come Eva, al tentatore che promette “sarete come Dio” (Gn 3,4). Ci? che conta non sono pi? i magnalia Dei, come nell’Antico Testamento, ma i magnalia hominis,(12) che auspicava il filosofo Francis Bacon.


La Chiesa riconosce, con piena sincerit? e senza riserve, la capacit? umana e pertanto, le cose grandi, le conquiste che l’uomo ha la capacit? di produrre. Dio – come ha sottolineato Benedetto XVI nell’enciclica Deus caritas est – non ? un avversario dell’uomo, n? teme il suo potere. Al contrario, ? colui il quale ha dotato l’essere umano della sua capacit? e della sua forza. E la Chiesa cos? lo riconosce e proclama, invitando le successive generazioni a sforzarsi per ottenere che il mondo sia sempre pi? umano. Per? allo stesso tempo avverte non solo che la forza insita nell’essere umano si orienti al bene, ma che ? ugualmente necessario che l’uomo sia cosciente del suo limite e si apra di conseguenza al riconoscimento del valore degli altri, di ogni persona umana, anche le meno dotate, e, in ultima istanza, di Dio. Se non far? cos? corre il rischio, come rende manifesto la leggenda dell’apprendista stregone, di mettere in movimento processi che finiscono per distruggerlo.(13)


Dall’Illuminismo allo scientismo


7. L’Illuminismo contemporaneo ? caratterizzato dall’abbandono del deismo tipico dei pensatori del Secolo dei Lumi. Per la maggior parte di questi pensatori, l’esistenza di un dio era fuori dubbio; essi rifiutavano, per?, di riconoscere l’esistenza del Dio della Rivelazione: ? ci? che si intende quando si afferma che essi non erano teisti. Si potrebbe dire, senza forzature di linguaggio, che tali illuministi erano antiteisti, non atei.


Tuttavia, i loro eredi sono stati alla scuola di Feuerbach e sono diventati atei. Hanno spinto fino alle estreme conseguenze la loro gelosia nei confronti di Dio, riappropriandosi dell’esistenza di Dio stesso, che i deisti ancora riconoscono. Sono dunque non soltanto antiteisti, ma atei. Credono infatti di poter esistere solo negando l’esistenza di un Dio, rivelato o meno.


Fin dal XIX secolo, questa corrente radicalmente atea ha trovato un alleato nello scientismo, secondo il quale l’unica fonte di conoscenza ?, alla fine, l’esperienza sensibile. Le questioni metafisiche e religiose sono dichiarate a priori prive di utilit?. Solo le discipline psico-chimiche possono rispondere agli interrogativi che l’uomo si pone su se stesso.


Si affermava: Dio, se esiste, non pu? rivelarsi. Dio non esiste; Dio ?, ad ogni modo, inutile. Spetta solo all’uomo prendere il proprio destino in mano. Essendosi liberato da Dio, egli chieder? alla scienza di liberarsi anche dalla morale. Si aprir? allora la strada perch? egli si atteggi a demiurgo, sognando di creare un uomo nuovo, all’occorrenza una macchina fisiologica, in cui spera di poter riconoscere l’espressione del proprio genio creatore. A tutte queste idee dell’Illuminismo rispondiamo: “Come non vedere che, alla lunga, questo progetto delirante tende al suicidio?”.


8. Ci troviamo cos? di nuovo davanti al dilemma tra crescita e distruzione, al quale prima ci riferivamo. In molti campi, anche riguardo alla procreazione. Le scienze biologiche sono oggi in grado di scoprire numerosi segreti della vita e quindi di contribuire alloro miglioramento, anche per quanto si riferisce ai loro momenti iniziali. Per? questa crescita pu? portare e porta di fatto a situazioni in cui l’uomo si sente padrone del mondo e di se stesso. La scienza e la tecnica hanno convinto alcuni a ritenere che tutto ? frutto dell’evoluzione, che l’uomo non ha n? sopra n? sotto di s? alcun dio; che il dio del passato era fatto dall’uomo a sua immagine e somiglianza; che quel dio ? morto e che questa ? l’ora di poter produrre l’uomo veramente nuovo. In questa prospettiva si ? giunti alla situazione della cosiddetta “abolizione dell’uomo”, a credere nella fine della postmodernit? per dare inizio al nuovo periodo: quello del futuro post-umano.


In questo clima culturale le grandi sfide alla famiglia e alla procreazione responsabile si fanno sempre pi? minacciose su due fronti: contro la famiglia, poich? l’uomo viene concepito soltanto come individuo, una sorta di Robinson Crusoe, e contro la procreazione responsabile, poich? l’uomo cos? concepito deve tentare tutte le possibilit? della scienza e della tecnica per la produzione di un nuovo uomo, costruito secondo i criteri offerti dalla tecnica. Le esperienze nel regno vegetale e le manipolazioni sugli animali sono i passi prodromici alla donazione umana, o i preamboli per arrivare all’uomo fatto dall’uomo a sua immagine e somiglianza. Come confermano pratiche funeste oggi legalizzate in alcuni paesi, se l’uomo si arroga il potere di fabbricare l’uomo, allora si arroga anche il potere di distruggerlo.


La profonda influenza esercitata da oltre un secolo dalla corrente personalista ? riuscita a frenare in pi? di un momento queste tendenze. Per? disgraziatamente in molti ambienti l’uomo contemporaneo ? sempre pi? considerato come un individuo. Sotto l’influenza di Hobbes, egli ? anche presentato, spesso, come un individuo che ha paura degli altri individui. A motivo della sua stessa esistenza, l’altro ? percepito come una minaccia per la mia esistenza.(14) L’uomo ? un lupo per l’uomo. Attualmente siamo in guerra, una guerra di tutti contro tutti e in questa lotta per la vita, i pi? forti vincono necessariamente sui pi?. deboli.


Questa concezione dell’uomo influenza fortemente i programmi ostili alla famiglia e alla procreazione umana. In effetti, se l’uomo ? un lupo per l’uomo, non c’? pi? posto per le solidariet? naturali. Nei loro rapporti pi? intimi, l’uomo e la donna si comportano come individui e ciascuno cerca il piacere pi? intenso o l’utilit? massima per se stesso. Gli stessi atti ordinati alla procreazione sono subordinati cos? alla ricerca del piacere e all’utilit? degli individui. Perci?, a partire dal momento in cui l’uomo e la donna sono ridotti ad essere unicamente individui, rischiano in ogni momento di essere in conflitto.


Unendosi nella donazione reciproca piena, le persone divengono sempre pi? vicine l’una all’altra, pur conservando la propria identit?. L’unione degli sposi si consolida e si approfondisce in questa espressione della reciprocit? amorosa.(15) L’unione carnale, di carattere individualista, diventa essa stessa occasione di disputa o di guerra, nella misura in cui uno dei partners non si considera soddisfatto sul piano del piacere, o su quello dell’utilit?.


Non ? dunque per caso che, dopo Engels, i movimenti femministi hanno esacerbato il carattere polemico della relazione tra individui maschili o femminili, esigendo il superamento della famiglia, affinch? la donna si liberi dall’oppressione maschile e dalla maternit?, e la sua individualit? possa affermarsi senza ostacoli.(16)


Si vede cos? che una concezione puramente individualista dell’uomo e della donna, opponendosi alla famiglia, ? incompatibile con un’autentica solidariet? inter-generazionale. Questa si esercita, in effetti, originariamente nella famiglia secondo tre assi: tra gli stessi coniugi, a monte di questi nei rapporti con i genitori, e a valle nei rapporti con i figli.


9. Tutto ci? sta ad indicare che il problema della famiglia e della procreazione responsabile deve essere affrontato nella sua totalit?.


Per poter procedere in avanti, sar? utile fare prima qualche passo indietro. Nel nostro caso, avendo uno spazio limitato, ? opportuno tenere conto di alcuni documenti, iniziando dal Concilio Vaticano II. Il Concilio ? senza dubbio l’evento ecclesiale di maggior rilievo nel secolo scorso, le cui potenzialit? e risorse non sono ancora esaurite. Nella Costituzione pastorale Gaudium et spes, tra i problemi “pi? urgenti”, ? indicato quello della “dignit? del matrimonio e della famiglia e la sua valorizzazione” e si parla di “trasmissione responsabile” della vita in quanto dono di Dio affidato agli uomini:


“Infatti Dio, padrone della vita, ha affidato agli uomini l’altissima missione che deve essere adempiuta in modo umano. […] Perci?, quando si tratta di conciliare l’amore sponsale con la trasmissione responsabile della vita, il carattere morale del comportamento non dipende solo dalla sincera intenzione e dalla valutazione dei motivi, ma deve essere determinato da criteri oggettivi, che hanno il loro fondamento nella natura stessa della persona umana e dei suoi atti, che sono destinati a mantenere in un contesto di vero amore l’integro senso della mutua donazione e della procreazione umana; e, tutto ci? non sar? possibile se non ? coltivata con sincero animo la virt? della castit? coniugale. I figli della Chiesa, fondati su questi principi, nel regolare la procreazione non potranno seguire strade che sono condannate dal magistero nella sua funzione di interprete della legge divina”.(17)


Il testo richiama in nota i documenti precedenti dei Papi Pio XI e Pio XII. Nel brano citato, troviamo le linee essenziali al nostro tema della procreazione responsabile: la vita umana procede da Dio ed ? affidata all’uomo all’interno di una famiglia (18) per trasmetterla mediante la procreazione umana, ben distinta delle altre forme di trasmissione di vita. A partire da questo orientamento conciliare numerosi sono gli sviluppi del tema sia nelle encicliche Humanae vitae (1968) e Evangelium vitae (1995) sia in altri documenti, compresi, da ultimi, il Catechismo della Chiesa Cattolica ed il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa. Questo nostro documento, tenendo presenti tutti quelli lo precedono, si propone di aggiungere alcune considerazioni e di integrare le tre dimensioni della procreazione responsabile: familiare, sociale, ecclesiale.


 


NOTE


7 Cf. ARISTOTELE, Physica, II, 4, 194b 13.


8 Cf. Gratissimam Sane, 9: “Mediante la comunione di persone, che si attua nel matrimonio, l’uomo e la donna danno inizio alla famiglia. Con la famiglia si collega la genealogia di ogni uomo: la genealogia della persona. La paternit? e la maternit? umane sono radicate nella biologia e allo stesso tempo la superano. L’Apostolo, “piegando le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni paternit? [e maternit?] nei cieli e sulla terra prende nome”, pone in un certo senso dinanzi al nostro sguardo l’intero mondo degli esseri viventi, da quelli spirituali nei cieli a quelli corporali sulla terra. Ogni generazione trova il suo modello originario nella Paternit? di Dio. Tuttavia, nel caso dell’uomo, questa dimensione “cosmica” di somiglianza con Dio non basta a definire in modo adeguato il rapporto di paternit? e maternit?. Quando dall’unione coniugale dei due nasce un nuovo uomo, questi porta con s? al mondo una particolare immagine e somiglianza di Dio stesso: nella biologia della generazione ? inscritta la genealogia della persona”.


9 Cf. Centesimus annus, 39: “La prima e fondamentale struttura a favore dell?”ecologia umana” ? la famiglia, in seno alla quale l’uomo riceve le prime e determinanti nozioni intorno alla verit? ed al bene, apprende che cosa vuol dire amare ed essere amati e, quindi, che cosa vuol dire in concreto essere una persona. Si intende qui la famiglia fondata sul matrimonio, in cui il dono reciproco di s? da parte dell’uomo e della donna crea un ambiente di vita nel quale il bambino pu? nascere e sviluppare le sue potenzialit?, diventare consapevole della sua dignit? e prepararsi d affrontare il suo unico ed irripetibile destino”.


10 “Nulla dell’umano ritengo estraneo a me”.


11 PAOLO VI, 7 dicembre 1965: Il valore religioso del Concilio, 8.


12 Francis Bacon parlava di “magnalia naturae”.


13 Cf. n. 38.


14 La tendenza ad esaltare, nella complementariet? reciproca dell’uomo e della donna, soltanto gli aspetti di disarmonia e di polemica tende non soltanto a distruggere la naturale e costitutiva relazione tra i sessi ma giunge ad adulterare il vero significato del sesso per la personalit? (“gender, genere, culturalmente imposto o arbitrariamente scelto dalla stessa persona”) (cf. Genere [“gender“], in: Lexicon [2003], 421-429; Nuove definizioni di genere, ibid 605-619; Identit? e differenza sessuale, ibid 447-453.



15 Cf. Gratissimam Sane, 8: “L’uomo e la donna nel matrimonio si uniscono tra loro cosi saldamente da divenire – secondo le parole del Libro della Genesi – “una sola carne” (Gn 2,24). Maschio e femmina per costituzione fisica, i due soggetti umani, pur somaticamente differenti, partecipano in modo uguale alla capacit? di vivere “nella verit? e nell’amore“”.


16 Un femminismo, di intenzioni inizialmente positive ed anche cristianamente lodevoli, tende ad assolutizzare aspetti parziali ed individualistici, corrompendo quel motivo originale di promuovere la dignit? femminile. CEDAW, fondata dalle Nazioni Unite nel 1979 ne ? un esempio eloquente.


Sulla base della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, nel 1979 l’Assemblea Generale dell’ONU adottava, con meritevole intenzione, la “Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro la donna” (Convention on the Elimination of ali forms of Discrimination Against Women [CEDAW]). Tuttavia, nel 1999, la stessa Assemblea Generale approv? un Protocollo facoltativo della CEDAW, che autorizzava un Comitato a far pressione sui governi, che avessero accettato tale Protocollo, contro (vere o supposte) violazioni delle norme della CEDAW.


Infatti, questo Comitato interpreta l’originale intenzione della CEDAW in modo distorto, cercando di “modificare i modelli socioculturali di comportamento e cambiare le strutture tradizionali della famiglia”. Interviene in diversi paesi, per esigere un cambio della legislazione, commettendo grave intromissione nel loro campo culturale e spirituale. Senza nessuna visione degna della famiglia, esalta certi diritti individuali della donna come assolutamente superiori ai diritti del coniuge e del figlio che deve nascere. Disprezza la maternit?, considerandola persino una schiavit? per la donna. Propaga l’aborto come un diritto assoluto. Difende la sterilizzazione della donna senza consenso del coniuge.


Il Comitato, privo di qualsiasi antropologia degna della donna e dell’uomo, sembra disonorare essenzialmente la prima intenzione della CEDAW (eliminare le discriminazioni contro la donna), e promuove “professioni” che, anche se praticate “volontariamente”, sono in se stesse una degradazione, una radicale discriminazione della donna (cf. gli ampi dati documentati nell’articolo Discriminazione della donna e CEDAW; in: LEXICON, pp. 249-256).


17 GS 52.


PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA: FAMIGLIA E PROCREAZIONE UMANA