Trionfo della Marcia per la Vita Usa

Contro la viltà dell’Occidente

Erano in 100 mila lo scorso 20 gennaio, a Washington, coloro, soprattutto giovani e famiglie, che hanno sfidato il gelo e le rigide temperature di questi giorni, per partecipare all’ormai tradizionale Marcia per la Vita, giunta alla sua cinquantesima edizione ed avente per tema «Prossimo obiettivo: marciare verso un’America post-Roe».

Erano presenti anche diversi esponenti politici, tra i quali il procuratore generale del Mississippi, colui che ha condotto la causa Dobbs vs. Jackson ovvero il grimaldello per scardinare la sentenza Roe vs. Wade, la cui fine, a cinquant’anni dal suo varo, è stata sancita lo scorso giugno dall’Alta Corte, che ha di nuovo permesso così ai singoli Stati americani di tutelare la vita dei bambini non ancora nati.
Ed anche questo è stato uno dei motivi di entusiasmo tra gli aderenti alla Marcia, conclusasi quest’anno dinanzi al Campidoglio, proprio per chiedere ai due rami del Congresso, ora che hanno il potere di farlo, di ripristinare le tutele a favore dei bimbi nel grembo materno.

In particolare, i riflettori sono puntati sulla battaglia legislativa, per cancellare i finanziamenti pubblici erogati a Planned Parenthood, già eliminati dall’allora presidente Trump, ma ripristinati purtroppo con l’amministrazione Biden. Un altro obiettivo consiste nel bloccare il tentativo posto in essere dal Partito Democratico di codificare l’aborto come un “diritto”.
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Come la Fondazione Gates impedisce e non aiuta lo sviluppo umano

Bill & Melinda Gates Foundation: secondo loro la vita deve essere produttiva… .

L’apertura alla vita è al centro del vero sviluppo

Risolvere i problemi del mondo – povertà endemica, fame, guerre, malattie, ecc. – è una questione complessa, a dir poco. Lasciare un segno anche piccolo, ma duraturo, su uno solo di questi problemi in genere richiede una grande quantità di attenta riflessione, pianificazione, ricerca, denaro e tempo. Anche a queste condizioni, c’è sempre il rischio che un piano apparentemente “brillante” fallisca tragicamente davanti alla complessità imprevista del mondo reale, o che un approccio che funziona bene in un luogo fallisca catastroficamente quando applicato altrove.

Non c’è da meravigliarsi, quindi, che anche i filantropi ben intenzionati spesso cedano alla tentazione della “scorciatoia” – la panacea per tutti i mali, il grimaldello che apre tutte le serrature, la “soluzione” universale a un problema enormemente complesso. Purtroppo, le conseguenze di cedere a questa tentazione sono spesso disastrose … o anche peggiori.

Niente dimostra questa verità in modo più sinistro della lunga e macabra scia di orrori che il movimento eugenetico ha lasciato dietro di sé. Molti dei primi eugenetisti erano persone ben intenzionate, che desideravano sinceramente ridurre o eliminare la sofferenza umana. Tuttavia, innamorati della scienza della genetica e delle nuove tecnologie appena scoperte e di una comprensione grossolanamente semplificata o errata della natura umana e dei diritti umani, hanno imboccato il sentiero diabolico dell’eliminazione della sofferenza non eliminando l’origine della sofferenza, ma piuttosto eliminando le persone che soffrivano.

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Sempre più aborti in Emilia-Romagna: tra bugie, omissioni e fallimenti

La relazione 2019 sugli aborti in Emilia-Romagna sembra la grottesca parodia del bollettino del Gen. Diaz: in ogni pagina il Partito Democratico celebra il (presunto) calo dei bambini a cui è stato impedito di nascere.
Peccato che la realtà sia molto diversa. Vediamo perché.

Ignorato il calo delle donne in età fertile: è lapalissiano che, se crolla il numero di potenziali madri, calerà anche il numero degli aborti.
Nella Relazione la Regione inserisce il grafico che vedete in alto a destra, senza nessuna spiegazione. Ve lo spieghiamo noi: negli ultimi 10 anni, in Emilia-Romagna ci sono quasi 100.000 donne in età fertile di meno.
Nello stesso periodo, il calo degli aborti è soltanto di ca. 3.500: ridimensionato il millantato calo.

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Aborto fai-da-te, per la donna e i bambini non c’è Speranza

Gravissima decisione del ministro Speranza dopo il parere del Consiglio superiore della Sanità: l’aborto tramite RU486 dovrà essere fatto in regime di day hospital.

Mezz’ora in ambulatorio e poi a casa dove la donna sarà lasciata sola con la morte del suo bambino tra effetti collaterali pericolosissimi e accertati ormai da tutta la letteratura scientifica.
Ecco lo spirito malvagio della 194.

Le nuove linee guida confermano l’orientamento di molte Regioni che hanno tollerato la firma anticipata per la fine del ricovero.
Così, la Governatrice leghista dell’Umbria si è adeguata quasi subito.

E’ necessario che ognuno si prepari e spieghi quanto accade al proprio vescovo e ai parlamentari della propria città.
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Mentre sotto il caldo agostano siamo tutti asfissiati dalle misure di sicurezza anti-Covid per tutelare la nostra salute volute dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Governo, il Consiglio Superiore della Sanità e il Governo tolgono una misura di sicurezza a tutela delle donne che vogliono abortire.
Paradossi che si spiegano benissimo con l’arsura ideologica di questi nostri governanti di rendere l’aborto sempre più fenomeno privato, usuale, ordinario.

Il Ministro della Sanità Roberto Speranza, dietro il parere del Consiglio superiore della Sanità, ha deciso che l’aborto tramite RU486 dovrà essere fatto in regime di day hospital.
Mezz’ora in ambulatorio e poi a casa. Queste le indicazioni nelle nuove linee guida per la somministrazione di questo preparato abortivo.
Speranza ha dichiarato: «L’aborto farmacologico è sicuro. Va fatto in day hospital nelle strutture pubbliche e private convenzionate, e le donne possono tornare a casa mezz’ora dopo aver assunto il medicinale. Le evidenze scientifiche sono molto chiare. Il Consiglio di Sanità e la società di ostetricia e ginecologia hanno espresso un parere favorevole e univoco. Queste nuove linee guida sono un passo avanti importante e rispettano pienamente il senso della legge 194, che è e resta una norma di civiltà del nostro Paese».

Vedremo invece che queste linee di indirizzo contrastano con le evidenze scientifiche in merito agli effetti negativi della RU sulla salute della donna e contrastano con la lettera della 194.

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Orrore: altri 76.328 morti per aborto procurato

Qualche giorno fa, finalmente, il Ministero della Salute ci ha svelato l’orrore della Relazione ministeriale sull’applicazione dell’iniqua legge 194/78 nell’anno 2018.

Il dato è di altri  76.328 bambini uccisi prima di nascere: un abominio che ciascuno deve denunciare, in maniera imperterrita, di tale iniqua di questa legge.

Nel 2018 c’è stato un ulteriore aumento del ricorso alla c.d. “contraccezione d’emergenza”, con un totale di confezioni vendute (Ellaone + Norlevo) di 598.167 confezioni.

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Coronavirus, Malthus e il far calare la popolazione

Lo strano legame tra Malthus e il Coronavirus

di Roberto Marchesini

Non pochi, parlando dell’epidemia in corso, dicono questa frase: «Siamo troppi, su questa terra».
Com’è possibile che il virus si sia unito nella testa delle persone con il malthusianesimo?
Il legame logico non c’è, ma si è diffuso quel fenomeno che gli psicologi chiamano “inferenza”.
Che qui è frutto di un martellamento che dura da decenni.

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Non impegnarsi per la vita è come agire per la morte! – Intervista a don Gianluca Coppola

Don Gianluca Coppola è presbitero della diocesi di Napoli e autore del libro, Dalla sopravvivenza alla vita. Da sempre dedica il suo ministero alla nuova evangelizzazione con una particolare attenzione alla pastorale giovanile. Motivo per il quale, probabilmente, è molto sensibile al tema della difesa della vita. L’abbiamo intervistato adesso che siamo alle porte della decima edizione della Marcia per la vita. 

Padre, cosa risponde a quanti si domandano, “cosa c’entra Dio con la vita da difendere”?
Come può non coinvolgere Dio qualsiasi cosa che riguarda la realtà? Lo stolto, cioè l’ignorante, il corrotto intellettualmente dalle ideologie, pensa che Dio non esiste – parafrasando un Salmo -.
Colui, invece, che è aperto alla realtà e ha un pensiero onesto e lineare non può negare l’esistenza e la pertinenza di Dio in ogni questione. Dio c’entra sempre! Perché non si può escludere la sua presenza e la sua azione nel mondo.

Qualcuno potrebbe obiettare che, comunque, se in Dio non ci credi, la domanda resta …
Il tema della vita da difendere coinvolge tutti e deve allarmare anche gli “stolti”. Anche quanti praticano la “religione” che si basa sui dogmi delle ideologie dell’ateismo. Perché è un problema umano. Ma come sappiamo chi nega Dio, non può difendere l’uomo nella sua integralità dal momento che non ne coglie la straordinaria grandezza e sacralità.

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Crollo delle nascite in Italia: le responsabilità dell’iniqua legge 194

Continua a decrescere la popolazione italiana, tanto che per il quinto anno consecutivo i decessi superano le nascite. Nel 2019 si registra un saldo naturale negativo di 212 mila unità, dovuto alla differenza tra 647 mila decessi e 435 mila nascite che è il dato più basso mai registrato nel nostro Paese. Il tasso di fecondità, 1.29 figli per donna, rimane costante ma è largamente insufficiente a garantire il necessario ricambio generazionale che è di 2.1 figli per donna.

Tutte le principali agenzie di stampa riportano con una certa preoccupazione i dati diffusi dall’Istat che certificano l’inesorabile declino della popolazione italiana. La politica si interroga su come cercare di risolvere il problema della denatalità. Lo stesso capo dello stato, Sergio Mattarella, ammette che è necessario e urgente combattere il calo demografico italiano: «Va assunta ogni iniziativa per contrastare questo fenomeno perché si rischia un indebolimento del nostro paese».

Eppure, la causa principale dell’inverno demografico, l’aborto di stato, non viene mai menzionato dalle Istituzioni né dalla politica in generale né tantomeno dai media, compresi quelli cattolici. Lo stesso quotidiano dei vescovi italiani, l’Avvenire, nei diversi articoli di approfondimento dedicati alla paurosa crisi demografica in atto, non riserva neppure una riga alla piaga dell’aborto volontario.

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In carcere per la vita: intervista a Mary Wagner

Il totale degli anni che ha trascorso in prigione è di sette. Addirittura risponde alla nostra intervista dal carcere, perché vuole diffondere in ogni istante, anche in quelli più difficili, la causa pro-life. Stiamo parlando di Mary Wagner, canadese convertitasi al Cattolicesimo ed alla battaglia per la vita poco più che ventenne.
Insieme ad un gruppo di altri amici eroici, offre rose rosse e mostra piccoli feti fuori dalle cliniche abortive.
Nonostante abbia ricevuto molte volte la prescrizione di non avvicinarsi più a tali strutture, Mary Wagner, appena fuori dal carcere, lo fa comunque.

Il suo è un apostolato che si basa sulla preghiera e che scaturisce dall’amore verso Cristo, presente nei bambini indifesi senza voce.
Parla con le donne intenzionate ad abortire, prega ed offre loro aiuto: «Un importante insegnamento della nostra fede, troppo poco apprezzato, è che abbiamo il dovere di rifiutarci di cooperare a leggi o direttive ingiuste», ci ha detto.
Non possiamo restare in silenzio, dobbiamo diffondere sempre più il Vangelo della Vita: se infatti non siamo noi cattolici ad alzarci in piedi, chi porrà mai fine al crimine dell’aborto?

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Aborto 2017: più pillole abortive che bambini

Per la prima volta. In Italia più “contraccettivi d’emergenza” che bambini nati

Nella relazione 2017 al Parlamento sulla 194 c’è finalmente anche il dato sulle pillole “del giorno dopo” (abortive in quanto impediscono l’annidamento): un numero di confezioni che ha superato le nascite. E spiega anche il millantato calo degli aborti.

Le vendite delle pillole abortive “dei tre o cinque giorni dopo” – Norlevo ed EllaOne – sono quasi raddoppiate in pochi anni: nel 2014, ultimo anno in cui era richiesta la ricetta medica, le confezioni acquistate erano in tutto 298.458, salite a 560.081 nel 2017.
Nascosti i dati sulle minorenni, perchè svelerebbero che i programmi di educazione sessuale sono controproducenti.

Si tace anche sul fatto che il principio attivo di Ulipristal – in base alla delibera AIFA 08/2018 – provoca danni epatici.

Aumenta la percentuale degli aborti procurati dopo 90 giorni dal concepimento (c.d. aborti tardivi: 3,8% nel 2012 e 5,6% nel 2017).

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