CAPITOLO II. LA FAMIGLIA LUOGO DI PROCREAZIONE

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Trasmissione della vita e dignit? della persona umana


15. L’affermazione della dignit? della persona costituisce, senza alcun dubbio, una delle realt? pi? ricche e importanti della civilt? contemporanea. Kant indica la differenza tra cosa e persona; quella ? un mezzo, questa ? sempre un fine.(31) La cosa ha un prezzo e si pu? scambiare, la persona ? di un valore infinito e non ammette scambio con nient’altro. Il pensiero cristiano non solo assume questa considerazione, ma ne mostra anche il fondamento: la persona umana ha un valore infinito, perch? ? immagine di Dio; e ancora di pi?, perch? ? amata da Dio. Nel dogma cristiano il concetto si applica anche alle persone della Trinit?, e, a seguire, si applica anche all’essere umano. Tre sono le caratteristiche della realt? personale: essere un tutto unico e irripetibile, avere una natura spirituale, sussistere in modo autonomo, e di conseguenza essere dotato di libert?. La persona possiede quindi la dignit? pi? alta.


Criterio centrale, assoluto, perch? indipendente da qualsiasi autorit? umana, ? la dignit? dell’uomo. “Essendo ad immagine di Dio, l’individuo umano ha la dignit? di persona; non ? soltanto qualche cosa, ma qualcuno”.(32) La persona non pu? mai essere considerata oggetto, ma ? un fine, poich? in terra l’uomo “? la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stesso”.(33) Alla luce di questo criterio si possono chiarire molti problemi al riguardo.(34)


La considerazione dell’uomo come persona, come essere dotato di dignit? inalienabile, ? profondamente unita all’affermazione del valore e della dignit? della famiglia, momento primario e fondamentale della vita sociale e ambito nel quale la vita ? chiamata a trasmetter si e a crescere nell’amore. (35)


Le conseguenze che ne derivano sono molte e di grande importanza. Ricordiamone innanzitutto una, legata direttamente al nostro tema: l’essere umano richiede – come afferma l’Istruzione Donum vitae ­ di essere trattato come tale fin dal suo concepimento.(36) Partendo da questo principio, l’Istruzione denuncia la manipolazione genetica, sia per quanto si riferisce all’uso di embrioni, sia all’intervento, attraverso l’inseminazione artificiale o la fecondazione in “vitro” nel processo della fecondazione.(37) All’essere umano in quanto persona dotata di dignit?, spetta essere generato e non prodotto, venire alla vita non in virt? di un processo artificiale, ma di un atto umano nel senso pieno del termine: l’unione tra un uomo ed una donna, ordinata per sua stessa natura ad essere ispirata dall’amore.


La Donum Vitae, nell’esaminare alcune questioni biomediche o bioetiche, sottolinea come idea centrale che la procreazione umana ha il suo luogo adeguato nel matrimonio che fonda la famiglia e all’interno del matrimonio, nell’amore coniugale, donazione reciproca degli sposi che formano “una carne” (Gen 2,24), diventando, nell’amore fecondo, padri e madri. “Una procreazione veramente responsabile nei confronti del nascituro deve essere il frutto del matrimonio”.(38)


Possiamo sviluppare ancora queste considerazioni mettendo in rilievo – in relazione con le parole del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, citate prima – che all’essere umano spetta non solo essere generato, ma esserlo nell’ambito di una famiglia. Soltanto la famiglia, realt? sorta dall’amore poich? un uomo e una donna si consegnano reciprocamente, costituisce l’ambiente adeguato perch? venga alla vita un nuovo essere umano, cio? un essere dotato di dignit? e chiamato ad essere amato.


Perci?, come riassume Donum Vitae, “la rilevanza morale del legame esistente tra i significati dell’atto coniugale e tra i beni del matrimonio, l’unit? dell’ essere umano e la dignit? della sua origine esigono che la procreazione di una persona umana debba essere perseguita come il frutto dell’atto coniugale specifico dell’amore fra gli sposi”.(39) Da questo segue che la procreazione deve sempre aver luogo all’interno della famiglia.


Paternit? e maternit? responsabili


16. La comparsa del termine “responsabilit?” in riferimento alla procreazione ? un dato recente. Nei millenni passati, pur in assenza del termine, non mancava il concetto, eppure la responsabilit? del procreare si concretizzava nella disponibilit? ad accogliere ogni figlio che si affacciava alla vita e nel farsi carico della sua educazione. Lo sviluppo delle conoscenze in relazione con i processi biologici, attraverso i quali avviene la trasmissione della vita umana, ha portato con s? una nuova situazione e con essa, la necessit? di riflettere nuovamente sulla responsabilit? che spetta all’uomo e alla donna riguardo alla procreazione. Il termine ” paternit? responsabile” o “procreazione responsabile” ? comparso perci? in tempi relativamente recenti, all’interno della riflessione morale cattolica, con un significato ben preciso e ben diverso da quello che, nell’area del mondo occidentale – ma non solo in esso – stava avanzando sotto la denominazione di Birth Control o di Family Planning.


A fondamento della concezione di responsabilit? nella trasmissione della vita umana, il Concilio Vaticano II pone il concetto di procreazione come collaborazione con l’amore di Dio creatore, da cui deriva per i coniugi la condizione di “cooperatori di Dio”. La qualifica di “interpreti” dell’amore di Dio creatore apre la via ad ulteriori e precise esigenze. I coniugi infatti devono, per poter “interpretare” quell’ amore, conoscere quale ? in concreto il progetto di Dio su di loro come genitori, cio? interrogarsi su ci? che ? richiesto loro, oggi, circa la responsabilit? di sposi e di possibili genitori. Si esclude quindi ogni atteggiamento egoista e pi? ancora ogni atteggiamento contrario alla vita, chiedendo agli sposi una seria e responsabile considerazione di ci? che Dio chiede loro.


La connessione organica tra gli insegnamenti del Concilio e quelli di Paolo VI nella Enciclica Humanae vitae ? di notevole spessore e profondit?. Per la soluzione del problema morale della paternit? e maternit? responsabile, cio? per una fondata valutazione della moralit? dei vari comportamenti sessuali di coppia, la Costituzione Pastorale Gaudium et spes ha avuto cura di formulare il criterio basilare a cui fare riferimento. E lo fa in due momenti: nel primo, formulando un criterio di portata generale, valido in ogni ambito dell’agire umano: “Il carattere morale del comportamento non dipende solo dalla sincera intenzione e dalla valutazione dei motivi, ma va determinato secondo criteri oggettivi, che hanno il loro fondamento nella dignit? stessa della persona umana e dei suoi atti”.(40)


In secondo luogo applica questo criterio generale alla realt? del matrimonio: indica la necessit? di attuare “in un contesto di vero amore” e in modo che si rispetti “il significato totale della mutua donazione e della procreazione umana”.(41) Ma concretamente, escludendo – cos? far? la Humanae vitae – ogni mezzo contraccettivo e rispettando l’unione tra l’elemento unitivo e quello procreativo in ogni atto coniugale, la legittimit? della continenza periodica (cio? dell’uso del matrimonio solo nei periodi non fertili) quando ci sono cause proporzionate ad esso.


Procreazione e moralit? coniugale


17. Il criterio valutativo della responsabilit? procreativa enunciato dal Concilio Vaticano II implica, da una parte, riconoscere che le nuove conoscenze mediche portano con s? una situazione in cui i coniugi sono chiamati a considerare la loro responsabilit? riguardo alla procreazione, in modo pi? accurato che nel passato. Presupposto ci?, tale criterio presenta due aspetti: uno, per cos? dire, negativo, e l’altro positivo. L’aspetto negativo consiste nell’affermare che non basta la semplice deliberazione per poter affermare come lecito il successivo comportamento dei coniugi. Il positivo consiste nell’affermare che ? necessario fondare sulla realt? della persona e dei suoi atti (ed ? ovvio che qui l’atto ? l’atto coniugale) la valutazione morale del comportamento.


La dottrina morale esposta nella Humanae vitae ? in lineare coerenza con quella conciliare, e non ne ? altro che la concretizzazione o sviluppo. In questa stessa linea si sono posti i documenti posteriori del Magistero, tra i quali ? necessario evidenziare la Familiaris Consortio e le diverse allocuzioni e messaggi di Giovanni Paolo II, nei quali ha messo in rilievo la radicale differenza teologica e antropologica che intercorre tra la contraccezione e tali metodi naturali.(42) Nel primo caso ? presente questa affermazione dell’individualismo razionalista ed egocentrico che abbiamo gi? criticato. Nel secondo si riscontra un atteggiamento di apertura e di affidamento al volere divino cos? come lo conosce il giudizio di una coscienza formata e responsabile.


Di grande importanza ? l’insegnamento dell’Enciclica Humanae Vitae, il cui valore profetico ed antropologico ? stato chiaramente comprovato dalla Esortazione Apostolica Familiaris Consortio.


Essa difende il principio di totalit?, cio? il cogliere l’unit? tra il significato unitivo e quello procreativo (HV 12); conserva la sua piena validit?, proprio perch? la donazione tra gli sposi ? totale, e porla in questione significa introdurre qualcosa che lede seriamente la chiarezza della donazione. Ridurre questa totalit? porta ad un amore tradito, che deve invece essere aperto alla vita.


L’ Humanae Vitae situa la vocazione alla paternit? nel contesto delle condizioni economiche, psicologiche e sociali; la paternit? responsabile si esercita, sia con la deliberazione ponderata e generosa di far crescere una famiglia numerosa, sia con la decisione, presa per gravi motivi e nel rispetto della legge morale, di evitare temporaneamente od anche a tempo indeterminato, una nuova nascita” (HV 10).


Nei decenni successivi al 1968, il problema ha conosciuto una profonda evoluzione anche a livello di coppia. Prima si poneva nei termini di come regolare onestamente la fecondit? della coppia. Oggi si imposta in relazione alle grandi questioni mondiali citate e, nei paesi ricchi e come conseguenza del forte impatto che hanno avuto le campagne pubblicitarie contraccettive, come una questione orientata a diminuire la popolazione autoctona e di conseguenza come problema di come stimolare efficacemente la fecondit?.(43)


Come conseguenza ? in atto un cambiamento nel modello di famiglia e anche della coniugalit?. Infatti ? dominante la realt? di sposi con un solo figlio o, al massimo, due. Ci? significa che il compimento di atti coniugali potenzialmente procreativi, ? nulla pi? che una specie di somma di brevi parentesi all’interno di una intera vita coniugale volutamente resa sterile. Il fatto sta ad indicare evidentemente un grave oscuramento del valore della procreazione. Guardando poi ai mezzi a cui si ricorre per evitare di avere figli, mezzi che includono non soltanto la contraccezione, ma anche l’aborto, appare chiara l’eclissi di ogni riferimento a Dio nella visione predominante, oggi, sulla procreazione responsabile. Di qui la necessit? di una esposizione chiara, decisa ed integrale della dottrina cristiana sulla famiglia, la sessualit? e la procreazione.


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NOTE AL CAPITOLO II


31 Cf. KANT, M?taphysique des moeurs, IIe partie.


32 CCC n. 357.


33 GS 24.


34 Gi? prima del Concilio Vaticano II, il celebre teologo Romano Guardini esalta la qualit? eminente dell’essere persona, e non cosa: “La personalit? d? all’uomo la sua dignit?. Una cosa ha consistenza, ma non autonomia; provoca effetti, ma non ha responsabilit?; ha un valore, ma non una dignit?. Si tratta come cosa, in quanto la si possiede, la si usa, e alla fine la si distrugge o – detto per l’essere umano – lo si uccide. Il divieto di uccidere l’uomo esprime nella forma pi? acuta il divieto di trattarlo come se fosse una cosa” (ROMANO GUARDINI, Il diritto alla vita prima della nascita, in Opera Omnia, VI, Scritti politici, Morcelliana, p. 394). Si impone dunque la conclusione: “Il rispetto per l’uomo, in quanto persona, ? una delle esigenze che non ammettono discussione: da esso dipendono la dignit?, ma anche il benessere e, alla fine, la durata dell’umanit?” (ROMANO GUARDINI, op. cit., p.395).


35 Diciamolo con le parole del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa: “Illuminata dalla luce del messaggio biblico, la Chiesa considera la famiglia come la prima societ? naturale, titolare di diritti propri e originari, e la pone al centro della vita sociale … La famiglia che nasce dall’intima comunione di vita e di amore coniugale, fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna, possiede una sua specifica ed originaria dimensione sociale, in quanto luogo primario di relazioni interpersonali, prima e vitale cellula della societ? … In questa culla della vita e dell’amore l’uomo nasce e cresce Nel clima di naturale affetto che lega i membri di una comunit? familiare, le persone sono riconosciute e responsabilizzate nella loro integralit?” (nn. 211-212).


36 Cf. CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Istruzione Donum vitae, 1987, I, 1. L’istruzione Donum V?tae ha un’importanza particolare riguardo al tema della procreazione umana. Viene citata parecchie volte nell’Enciclica Evangelium Vitae, in quanto va letta nella prospettiva di questa. Espone chiari criteri concernenti l’intoccabile dignit? dell’inizio della vita umana. Possiede singolare autorit? magisteriale, essendo stata approvata dal Santo Padre Giovanni Paolo II e firmata dal Cardinale Joseph Ratzinger e da S. E. Mons. Alberto Bovone.


37 “Le tecniche di fecondazione in vitro possono aprire la possibilit? ad altre forme di manipolazione biologica o genetica degli embrioni umani, quali: i tentativi o progetti di fecondazione tra gameti umani e animali e di gestazione di embrioni umani in uteri di animali, l’ipotesi o il progetto di costruzione di uteri artificiali per l’embrione umano. Questi procedimenti sono contrari alla dignit? di essere umano propria dell’embrione e, nello stesso tempo, ledono il diritto di ogni persona di essere concepita e di nascere nel matrimonio e dal matrimonio. Anche i tentativi o le ipotesi volte a ottenere un essere umano senza alcuna connessione con la sessualit? mediante “fissione gemellare”, clonazione, partenogenesi, sono da considerare contrarie alla morale, in quanto contrastano con la dignit? sia della procreazione umana sia dell’unione coniugale. Lo stesso congelamento degli embrioni, anche se attuato per garantire una conservazione in vita dell’embrione – crioconservazione – costituisce un’offesa al rispetto dovuto agli esseri umani, in quanto li espone a gravi rischi di morte o di danno per la loro integrit? fisica, li priva almeno temporaneamente dell’accoglienza e della gestazione materna e li pone in una situazione suscettibile di ulteriori offese e manipolazioni. Alcuni tentativi d’intervento sul patrimonio cromosomico o genetico non sono terapeutici, ma mirano alla produzione di esseri umani selezionati secondo il sesso o altre qualit? prestabilite. Queste manipolazioni sono con­trarie alla dignit? personale dell’essere umano, alla sua integrit? e alla sua identit?. Non possono quindi in alcun modo essere giustificate in vista di eventuali conseguenze benefiche per l’umanit? futura” (Donum Vitae, Introduzione, n.3).


38 Donum V?tae, II, A, n. 1. “Per questo il matrimonio possiede specifici beni e valori di unione e di procreazione senza possibilit? di confronto con quelli che esistono nelle forme inferiori della vita” (Donum Vitae, Introduzione, n. 3).


39 Donum Vitae, II, B. n. 4c.


40 GS 51.


41 GS 51. Cf. Paternit? responsabile, in LEXICON, pp. 707-710.


42 Cf. Humanae Vitae, 16.3.


43 L’indice sintetico di fecondit?, cio? il numero di figli per donna in et? di procreare, ? come segue: Inghilterra 1,7; Italia 1,3; Spagna 1,3; Polonia 1,2.


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PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA
FAMIGLIA E PROCREAZIONE UMANA