Sempre più aborti in Emilia-Romagna: tra bugie, omissioni e fallimenti

La relazione 2019 sugli aborti in Emilia-Romagna sembra la grottesca parodia del bollettino del Gen. Diaz: in ogni pagina il Partito Democratico celebra il (presunto) calo dei bambini a cui è stato impedito di nascere.
Peccato che la realtà sia molto diversa. Vediamo perché.

Ignorato il calo delle donne in età fertile: è lapalissiano che, se crolla il numero di potenziali madri, calerà anche il numero degli aborti.
Nella Relazione la Regione inserisce il grafico che vedete in alto a destra, senza nessuna spiegazione. Ve lo spieghiamo noi: negli ultimi 10 anni, in Emilia-Romagna ci sono quasi 100.000 donne in età fertile di meno.
Nello stesso periodo, il calo degli aborti è soltanto di ca. 3.500: ridimensionato il millantato calo.

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l’Emilia-Romagna si accoda nell’eliminazione dei bimbi Down?

L’eugenetica fa passi da gigante anche in Italia, non ci sono solo i Paesi dell’America o dell’Europa del Nord. La conferma arriva dall’Emilia Romagna, che in un comunicato diffuso il 6 dicembre sul sito Internet della Regione si vanta dell’introduzione di nuovi test per la diagnosi prenatale.

Si tratta del cosiddetto Nipt (Non invasive prenatal testing), che la giunta di centrosinistra guidata da Stefano Bonaccini presenta come «un test di screening innovativo, non invasivo (un semplice prelievo di sangue) e sicuro per donna e feto. Che consente di prevedere con un alto grado di attendibilità alcune alterazioni dei cromosomi, e cioè le trisomie 21 (sindrome di Down), 18 (sindrome di Edwards) e 13 (sindrome di Patau), già dalla decima settimana di gestazione».

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Emilia-Romagna: Aumentano gli aborti, ma si nasconde la verità

Rapporto 2018 sugli aborti in Emilia-Romagna: si continua a nascondere la crescente diffusione delle pillole abortive.

L’Emilia-Romagna si conferma la Regione di morte: aumento delle giovani (14-25 anni) che utilizzano pillole del giorno dopo: +39,6% rispetto al 2017.
Aumentato il numero degli Spazi Giovani e gli Spazi GIovani Adulti: sono i luoghi dove viene regalata la pillola abortiva alle donne tra i 26 e i 45 anni.

Occorre ribadire che si tratta di pillole potenzialmente abortive: un paper scientifico (del prof. A. F. Filardo, vice presidente dei ginecologi), ci aiuta capire.

Qui il rapporto 2018 sugli aborti dell’Emilia-Romagna: https://www.difenderelavita.org/db/20191015_Rapporto_IVG_2018_definitivo.pdf

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Bibbiano, orchi rossi. Giurisprudenza e affidi agli LGBT.

Bambini allontanati dai genitori: alcuni dati che fanno pensare

Bambini allontanati dai genitori; i fatti di Bibbiano continuano a far pensare.

Ricevo da Galeazzo Bignami, parlamentare bolognese sempre molto attivo sul territorio, una tabella con alcuni dati sulla situazione in Emilia Romagna.

Si tratta di una tabella (quella nella foto qui sopra) in cui viene riportato il numero dei bambini allontanati dalla famiglia anno per anno, a partire dal 2011 fino al 2017.

Oltre che per anno i dati sono ripartiti per province dell’Emilia Romagna.  Vediamoli.

Balza subito all’occhio l’enorme diversità dei dati tra le province di Bologna, Modena, Reggio Emilia e le altre: nelle prime tre, con al vertice Bologna, i casi di bambini allontanati  sono stati centinaia ogni anno (nel 2015, a Bologna, ben 249!!!); nelle altre province, i numeri – come potete vedere – sono molto più bassi. E tra tutti spicca il dato riminese: zero allontanamenti.

Una seconda tabella, sotto la prima, distingue gli allontanamenti tra quelli disposti dall’autorità giudiziaria e quelli effettuati in via amministrativa, direttamente cioè dai Servizi Sociali.

L’ art. 403 che viene indicato nella seconda tabella è l’articolo del codice civile che ‘autorizza’ la pubblica autorità, tramite i Servizi Sociali, a collocare il bambino in un “luogo sicuro”.

L’ espressione “luogo sicuro” è esattamente quella utilizzata dalla legge.

Il cosiddetto collocamento in luogo sicuro si traduce nell’allontanamento dalla famiglia e, dunque, si tratta di un’iniziativa molto molto delicata, da riservare ai casi di conclamata necessità.

Sempre il codice civile sancisce, infatti, il diritto del bambino di crescere nella propria famiglia e di essere allevato ed educato dai propri genitori. Non esiste, pertanto, un potere della pubblica autorità sui minori, tale per cui questa può decidere discrezionalmente di intervenire e sottrarre il minore ai suoi affetti.

I casi in cui la pubblica autorità può fare questo sono i casi in cui il bambino è in condizioni di abbandono morale  o materiale, o quelli in cui viene allevato in ambienti insalubri o pericolosi; o ancora, quando i suoi genitori sono incapaci di provvedere alla sua educazione.

Tutti casi di estrema gravità, ma deve trattarsi di casi conclamati, cioè certi. La legge indica, infatti, condizioni effettive, non usa il condizionale, ma l’ indicativo che è, appunto, il modo della realtà.

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Emilia-Romagna. Legge omotransnegatività. Scandroglio: gli errori dei pro famiglia

“…non è mai moralmente lecito proporre, votare o dare in qualsiasi modo appoggio formale ad una legge ingiusta anche perseguendo il fine eticamente lecito di limitare i danni ed anche stretti da necessità” (clicca per leggere)

L’arcivescovo di Bologna ha partecipato a una tavola rotonda con gli esponenti PD favorevoli al “male minore” legislativo.
Ma tanti altri vescovi della Regione hanno parlato con chiarezza.
Il centro-destra si è opposto con coraggio.

Salvo “miracoli”, oggi la Regione Emilia-Romagna approverà una legge peggiore della c.d. Scalfarotto.
La colpa maggiore è di noi cattolici, che continuiamo a ripetere i soliti errori da 70 anni: inevitabile questa ennesima sconfitta.
Ci viene in aiuto una meditazione – che è anche un esame di coscienza – del massimo bioeticista italiano vivente
.

Doniamo a Maria Santissima 5′ per leggerla + 25′ per meditarla…
(sottotitoli, formattazione e note redazionali)
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Il dato è noto ai più, anzi amaramente scontato: la politica è nemica o tuttalpiù indifferente nei confronti dei cosiddetti principi non negoziabili, quali vita, famiglia, libertà educativa, sessualità.

In Italia, come in tutto Occidente, le forze politiche spesso lottano tenacemente per distruggere un ordine naturale voluto da Dio, battagliando per introdurre o potenziare legislazioni a favore dell’aborto, dell’eutanasia, della fecondazione artificiale, della sperimentazione sugli embrioni, della contraccezione, dell’omosessualità, del divorzio, etc.

Tali forze politiche non di rado provengono da aree culturalmente progressiste.
Poi vi sono altri gruppi che assumono colpevolmente un atteggiamento passivo: non spingono per un peggioramento della situazione, però non si industriano nemmeno per innescare una dinamica evolutiva positiva, ciò a riprova che anche in queste forze, spesso di matrice conservatrice, spira un certo vento libertario.
Infine esistono gruppuscoli che alle elezioni prendono uno zero virgola qualcosa che lottano apertamente per la vita e la famiglia.

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Emilia-Romagna, legge omotransnegatività: nuova analisi giuridica

Nella foto: Roberta Mori, relatrice (PD) della proposta di legge regionale dell’Emilia-Romagna sull’omotransnegatività, assieme al Sindaco di Bibbiano Andrea Carletti e alla senatrice PD Vanna Iori. Da: https://twitter.com/moriroberta/status/779960423714021376

Un’analisi giuridica di facile lettura, lunga ma ben fatta, che conserva valore anche qualora la legge dovesse essere emendata.

Considerazioni sul progetto di legge regionale dell’Emilia Romagna contro l’”omotransnegatività”

di Francesco Farri – Dottore di ricerca – Università La Sapienza di Roma – Avvocato in Firenze

CONSIDERAZIONI SUL PROGETTO DI LEGGE REGIONALE DELL’EMILIA ROMAGNA CONTRO L’”OMOTRANSNEGATIVITÀ” *

Sommario: 1.  Introduzione – 2.  Le disposizioni di principio – 3. Le politiche attive – 4.  I controlli – 5. La spesa pubblica

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Prime interpretazioni delle DAT confermano: è legge pro eutanasia!

S’intitola Conoscere la legge n. 219/2017 ed è un documento che interpreta la legge sulle Dat, redatto da diversi ordini professionali del Lazio, insieme all’Aisla, l’Associazione Luca Coscioni e un ospedale dei Fatebenefratelli. Il testo si muove nel solco della ratio eutanasica della 219, senza cioè criticare la legge, a parte qualche eccezione marginale.

Il documento che asseconda la ratio eutanasica delle Dat

L’Ordine delle professioni infermieristiche di Roma, l’Ordine degli psicologi del Lazio, l’Ordine provinciale di Roma dei medici-chirurghi e odontoiatri, l’associazione radicale “Luca Coscioni”, la Società Italiana di Cure Palliative, l’Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica e l’ospedale San Giovanni Calibita Fatebenefratelli hanno redatto un documento dal titolo Conoscere la legge n. 219/2017 – la cosiddetta legge sulle Dat – al fine di offrire un’esegesi della norma a beneficio di cittadini, pazienti, familiari e operatori sanitari.

In via preliminare occorre precisare che questo documento non esce dal perimetro normativo della legge 219 e ne rispetta la ratio eutanasica. In altri termini il documento – a parte qualche eccezione marginale – non critica la legge.
Quest’ultima, lo ricordiamo (http://www.lanuovabq.it/it/catalogo-online/libri), legittima sia l’eutanasia omissiva che quella commissiva (detta anche attiva).
Infatti, il comma 5 dell’articolo 2 riconosce il diritto di rifiutare qualsiasi terapia, quindi anche quelle salvavita, da iniziare e di interrompere qualsiasi terapia, comprese nuovamente quelle salvavita, già iniziate.

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L’Emilia-Romagna si prepara alla Marcia per la Vita

Sabato 9 febbraio la portavoce nazionale della Marcia per la Vita, Virginia Coda Nunziante. è intervenuta a un evento organizzato dai Comitati FattiSentire.org (Bologna) e Genitori Attenti (Imola); Centri Culturali Il Faro (Modena), Luce di Cristo (Parma), S. Massimiliano Kolbe (Ferrara), Pier Giorgio Frassati (Reggio Emilia); Centro di bioetica (Modena), Medici Cattolici (Modena), Movimento per la Vita (Lugo). Presenti anche i responsabili di tante associazioni regionali: Papa Giovanni XXIII (MO), Medici Cattolici (BO), coordinamento Summorum Pontificum ed altre.

I pro-life dell’Emilia-Romagna hanno accolto Virginia Coda Nunziante con una certa vergogna a causa dell’enorme diffusione della cultura di morte nella loro Regione: tre esperti di bioetica ed educazione hanno denunciato l’impressionante diffusione dell’aborto e relative “pillole del giorno dopo”, gratuite in ogni Azienda Sanitaria Locale; l’ingente e mai lecita promozione della fecondazione artificiale; la velocità della Regione nel far inserire l’inaccettabile testamento biologico nel fascicolo sanitario dei cittadini.

A ciò si aggiunga che a Modena, pochi giorni prima, un’intollerante gazzarra di femministe dell’UDI e socialisti ha accompagnato la  bocciatura di una risoluzione a favore della maternità (1) presentata dal Consigliere Comunale Luigia Santoro (Lega). A Ferrara, un’analoga risoluzione presentata dal Consigliere Comunale Alessandro Balboni (FdI), è stata già oggetto dell’ottuso fondamentalismo delle socialiste di “Non una di meno” (2). Per quanto riguarda la Famiglia, tra pochi giorni è prevista l’approvazione di una legge regionale che impedirà ogni forma di dissenso verso la lobby LGBTI, una sorta di “Scalfarotto” in versione regionale (3).

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Tuteliamo i nostri ragazzi
, informiamoci sulle attività delle ASL in Emilia-Romagna

Prima di analizzare la situazione delle singole provincie occorre fare alcune premesse.

1) “Omofobia”, “stereotipi”, “discriminazione”, “bullismo”, “violenza di genere”. Quando un’Azienda Sanitaria Locale (ASL) entra in una scuola con un progetto educativo su questi temi, dobbiamo mettere in conto la possibilità che voglia influenzare i nostri figli per far loro accettare l’omosessualità, far credere che possono decidere il proprio sesso e quindi considerare le relative esperienze come “una possibilità” (1).

2) Analizzare i progetti delle ASL. Ci siamo focalizzati sui progetti con titoli del tipo: “Benessere Individuale e Relazionale”, “Contrasto Comportamenti a Rischio” e “Sessualità e Affettività”. Sono le categorie generali che possono favorire la diffusione di
– “affetto e sentimenti” così intesi: «la pornografia è usata per la masturbazione e masturbarsi è un fatto del tutto naturale»;
ideologia omosessualista (gender): «un rapporto omosessuale ha le stesse caratteristiche di un rapporto eterosessuale» e in caso di dubbi «si può contattare l’Arcigay tel. […] o il Telefono Amico Gay tel.»;
aborto, pillola del giorno dopo, ecc.: nel caso si resti incinta ci si può «rivolgere a uno Spazio Giovani o a un Consultorio pubblico […] per chiedere di interrompere la gravidanza»;
malattie veneree (epatite A, sifilide, ecc.): «Oltre all’AIDS esistono altre malattie a trasmissione sessuale […] per fortuna quasi tutte queste malattie sono curabili» (3).
In tutti questi progetti viene sempre inculcato una sorta di “dogma”: “basta mettere il preservativo e puoi fare quel che vuoi”.
E’ perciò indispensabile che sia la famiglia a controllare in prima persona il PTOF e i progetti della scuola dei figli: di seguito si indicherà dove verificare quelli attivati dagli “Spazi Giovani” nelle scuole dei nostri ragazzi.

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Mozioni contro l’aborto: anche a Modena qualcuno ha il coraggio di dire NO

Continuano le polemiche a seguito della mozione pro vita approvata a Verona lo scorso 4  ottobre.
Nella rossa Emilia-Romagna, dopo il consigliere Alessandro Balboni di Fratelli d’Italia di Ferrara (vedere qui), è la volta di Modena: a seguito delle polemiche scatenate dagli abortisti del PD e dei 5stelle, questa volta è una consigliere comunale della Lega a prender le difese dei bambini non ancora nati.

Il consigliere Luigia Santoro – già nota per le sue posizioni in difesa della famiglia naturale e contrarie ai sotterfugi con cui viene diffusa l’ideologia gender -, chiede che l’Amministrazione Comunale si impegni nel «proporre iniziative e politiche per il sostegno alla maternità e alla prevenzione delle condizioni che portano all’aborto» (il testo completo della mozione qui).
Per far capire a chi non vive in Emilia il coraggio di queste mozioni e il clima di terrore instaurato dal PD, basti segnalare che nessun massmedia locale ha dato spazio alla mozione di Modena.

Pertanto, se è probabile che a causa delle maggioranza PD (o più a sinistra) nessuna delle due mozioni emiliane sarà approvata, è però di conforto per le schiere dei pro life e pro family riscoprire che ci sono ancora partiti che intendono difendere la vita, la famiglia, la libertà di educazione e l’identità della nazione.

Occorre che ciascuno si batta secondo le sue possibilità, anche se il risultato è incerto, per tenere alto il vessillo della ragione e della libertà.
A chi ha poco tempo si raccomanda di aderire alla raccolta di firme contro l’aborto sottoscrivibile da qui: http://www.fattisentire.org/firmiamocontrolabortoiner/

Più sotto, per tutti, un articolo di approfondimento del “nostro” Timone

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