Erano in 100 mila lo scorso 20 gennaio, a Washington, coloro, soprattutto giovani e famiglie, che hanno sfidato il gelo e le rigide temperature di questi giorni, per partecipare all’ormai tradizionale Marcia per la Vita, giunta alla sua cinquantesima edizione ed avente per tema «Prossimo obiettivo: marciare verso un’America post-Roe».
Erano presenti anche diversi esponenti politici, tra i quali il procuratore generale del Mississippi, colui che ha condotto la causa Dobbs vs. Jackson ovvero il grimaldello per scardinare la sentenza Roe vs. Wade, la cui fine, a cinquant’anni dal suo varo, è stata sancita lo scorso giugno dall’Alta Corte, che ha di nuovo permesso così ai singoli Stati americani di tutelare la vita dei bambini non ancora nati.
Ed anche questo è stato uno dei motivi di entusiasmo tra gli aderenti alla Marcia, conclusasi quest’anno dinanzi al Campidoglio, proprio per chiedere ai due rami del Congresso, ora che hanno il potere di farlo, di ripristinare le tutele a favore dei bimbi nel grembo materno.
In particolare, i riflettori sono puntati sulla battaglia legislativa, per cancellare i finanziamenti pubblici erogati a Planned Parenthood, già eliminati dall’allora presidente Trump, ma ripristinati purtroppo con l’amministrazione Biden. Un altro obiettivo consiste nel bloccare il tentativo posto in essere dal Partito Democratico di codificare l’aborto come un “diritto”.
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Non è un mistero il sostegno dato da Hollywood all’aborto. Ed ora, dopo la decisione della Corte Suprema, che lo scorso anno negli Stati Uniti ha ribaltato la sentenza Roe vs. Wade , e dopo la conseguente decisione di molti Stati americani di ridurre drasticamente la facoltà d’uccidere bimbi in grembo, puntuale si è levata la voce di Jane Fonda, sempre sconcertante: l’irriducibile femminista filo-abortista ha dichiarato che i politici pro-life andrebbero «assassinati».
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di Roberto Marchesini. Un articolo de La Stampa mette sotto accusa un corso della facoltà di Psicologia all’Università Europea di Roma perché adotta il manuale di Bioetica del cardinale Sgreccia, che sui temi dell’aborto e dell’omosessualità rispecchia fedelmente la dottrina della Chiesa. 

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