Covid-19: Il diritto a non essere costretti a morire da soli

Mentre la storica pandemia di COVID-19 si sta intensificando in tutto il mondo e vengono ripristinate in Europa e non solo, misure di emergenza draconiane, vedo l’urgente necessità di rinnovare una difesa del diritto dei pazienti a non essere costretti a morire da soli negli ospedali o nelle case di cura.
La missione del National Catholic Bioethics Center (NCBC) si focalizza soprattutto nella difesa della dignità della persona umana.
Le politiche eccessivamente restrittive di visita ai degenti e il negare l’accesso ai sacramenti di molti ospedali e di altre istituzioni, durante questa pandemia, hanno portato a tragedie e violazioni dei diritti umani.

Credo che due visioni del mondo e due antropologie opposte si stiano scontrando.
Una visione umanista laica estrema ritiene che salvare la vita fisica di una persona sia l’unica cosa che conta veramente. Spesso questa prospettiva è abbinata a una filosofia utilitaristica o consequenzialistica per la quale si dovrebbero aiutare il maggior numero di persone, anche se vengono commesse alcune ingiustizie come sacrificare i membri della società anziani, fragili o allo stesso modo “meno produttivi”.
La prospettiva cristiana sull’assistenza sanitaria riconosce l’importanza fondamentale della cura spirituale e della presenza dei propri cari piuttosto che curare solo il corpo. Prendersi cura della salute spirituale ed emotiva di un paziente ha forti implicazioni come parte essenziale della visione cattolica dell’assistenza sanitaria. La Chiesa ha inoltre sempre respinto con forza ogni forma di ragionamento del tipo “il fine giustifica i mezzi”. Non dovremmo mai compiere attivamente il male o un’ingiustizia per raggiungere un obiettivo buono.

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Falsa libertà: l’eutanasia si auto-giustifica

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Giovanni Fornero ha presentato la sua tesi a favore dell’eutanasia in Indisponibilità e disponibilità della vita: una difesa filosofico-giuridica del suicidio assistito e dell’eutanasia volontaria.
Il filosofo ritiene che l’eutanasia sia legittima perché è una scelta libera.
Ma su cosa poggia la libertà di farsi uccidere?
Su se stessa. E qui si entra in un circolo vizioso. 

Alcuni libri indicano con chiarezza quali tesi sposano sin dal titolo. È certamente il caso dell’ultima fatica di Giovanni Fornero, filosofo laico, noto continuatore dell’opera di Nicola Abbagnano, membro della Consulta di Bioetica e dell’Associazione Luca Coscioni.

L’ultima sua fatica è un corposo volume di 800 pagine dal titolo inequivocabile: Indisponibilità e disponibilità della vita: una difesa filosofico-giuridica del suicidio assistito e dell’eutanasia volontaria.

Dunque l’Autore sin dal titolo non fa mistero di appoggiare le tesi disponibiliste in merito alle tematiche di fine vita.

Il volume dal punto di vista metodologico ha tre grandi pregi (al netto di alcune lacune, a parer dello scrivente, come ad esempio una non esaustiva analisi della legge 219/2017, la cosiddetta legge sulle Dat): la sintesi delle tesi contrapposte, la chiarezza espositiva e soprattutto la non comune capacità di riportare con fedeltà le principali posizioni dottrinali in campo, senza appunto distorcerne il contenuto per motivi partigiani.
Questo vale anche per la dottrina cattolica verso cui l’Autore si approccia con rispetto e competenza intellettuale.

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L’eutanasia dei due coniugi: i sentimenti c’entrano poco

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La coppia di anziani triestini che ha chiesto l’eutanasia in Svizzera sosteneva l’Associazione radicale Luca Coscioni.
Nella loro scelta la riduzione della persona alla dimensione fisica-psichica e alle sue funzioni.
Ma la preziosità dell’uomo riposa soprattutto nell’anima non soggetta a corruzioni, perciò le condizioni di vita non mutano la sua dignità.
Egli vale per ciò che è, non per come è o per cosa fa.

“Forte come la morte è l’amore”, recita il Cantico dei Cantici. Il nodo che lega amore e morte, spesso nella sua declinazione di eros e thanatos, è un topos culturale che è addirittura antecedente alla parola scritta, nato quindi nella tradizione orale.

Non stupisce allora che per narrare il doppio suicidio di una coppia di coniugi si usi il prisma del binomio amore-morte. Il Piccolo, quotidiano di Trieste, dedica la prima pagina e poi due paginate all’interno per raccontare la triste vicenda dei coniugi Arrigo Crisciani, di 81 anni, e Monika Schnell, di 77.

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La macabra “coerenza” della cultura della morte

di Don Shenan J. Boquet presidente di Vita Umana Internazionale (Fonte: www.hli.org )

Il nesso letale fra i problemi morali. Anche molte persone che appartengono a movimenti pro-vita e pro-famiglia non colgono appieno le connessioni profonde che legano insieme molte questioni sociali apparentemente diverse.
La contraccezione, l’aborto, l’eutanasia, il divorzio, la pornografia, il “matrimonio” tra persone dello stesso sesso e l’ideologia di genere (per citarne alcuni) non sono problemi sociali o spirituali isolati. Piuttosto, sono profondamente interconnessi e, cosa più importante, si alimentano a vicenda.

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Coronavirus, Malthus e il far calare la popolazione

Lo strano legame tra Malthus e il Coronavirus

di Roberto Marchesini

Non pochi, parlando dell’epidemia in corso, dicono questa frase: «Siamo troppi, su questa terra».
Com’è possibile che il virus si sia unito nella testa delle persone con il malthusianesimo?
Il legame logico non c’è, ma si è diffuso quel fenomeno che gli psicologi chiamano “inferenza”.
Che qui è frutto di un martellamento che dura da decenni.

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V&V: il Coronavirus e la legge sulle DAT

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L’assassinio della nonna per legge è divenuto realtà?
(Comitato Verità e Vita “Mario Palmaro”)

Molti sono rimasti scandalizzati dalla notizia che, nei Paesi Bassi, i medici di base siano stati invitati dalle autorità sanitarie a contattare i pazienti anziani per far loro sottoscrivere una dichiarazione di rifiuto della ventilazione in terapia intensiva in caso di ricovero in ospedale per Covid-19.

A dire il vero, non è una novità: già nel 2003 – quasi 20 anni fa – il Comitato Nazionale di Bioetica segnalava la prassi di un celebre ospedale londinese che, nel ricoverare pazienti al di là della soglia dei 75 anni, proponeva la firma di dichiarazioni di rinuncia a terapia di sostegno vitale, nel caso di sopravvenienza di eventi infausti, anche se non estremi, quali la perdita della vista o della mobilità.

Ciò che viene chiesto a questi anziani è banalmente una Disposizione anticipata di trattamento: proprio come quella in vigore nel nostro Paese in base alla legge 219 del 2017.
In forza di tale legge, anche in Italia un anziano che lasciasse il rifiuto scritto di ventilazione, in caso di ricovero verrebbe lasciato morire.

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