CAPITOLO III. FAMIGLIA E PROCREAZIONE INTEGRALE

Sharing is caring!


Persona e procreazione integrale


18. Paolo VI, pellegrino a Nazareth, invitava le famiglie cristiane all’imitazione della Sacra Famiglia: “Che Nazareth ci insegni cosa ? la famiglia, la sua comunione d’amore, la sua austera e semplice bellezza, il suo carattere serio ed inviolabile”.(44) Da parte sua, Giovanni Paolo II propone alla famiglia il modello del mistero trinitario: “Nel suo mistero pi? intimo, non ? solitudine, bens? una famiglia, dato che ha in s? paternit?, filiazione e l’essenza della famiglia che ? l’amore”.(45)


Tutti e due ci insegnano che l’amore ? l’architetto della famiglia e che l’amore ? sempre fecondo, come radice della procreazione nel processo di crescita verso la pienezza dei figli. Il mistero della umana famiglia, che San Paolo ci dice che ? grande, ci aiuta a salire in alto, alla conoscenza del mistero trinitario che, a sua volta, illumina la realt? della umana famiglia.


La procreazione, come esercizio della paternit? e della maternit?, non si limita d’altronde al concepimento, come conseguenza dell’unione dell’uomo e della donna nell’atto sessuale, poich? il concepimento ? l’inizio normale di un lungo processo in cui continua l’opera di Dio e quella dell’uomo.(46) Da un lato, l’opera di Dio prosegue in ci? che definiamo come natura. Ma, una volta avvenuto il concepimento e finalmente la nascita e la separazione del bambino dalla madre, hanno inizio i compiti affidati all’uomo sull’uomo. Il primo compito ? quello di generare, poi ce ne sono altri due fondamentali, che non possono essere realizzati se non con l’attenta integrazione familiare: il nutrimento del corpo e l’educazione. Questo processo pu? essere designato come procreazione umana integrale.


Nel processo di promozione dei figli, bisogna tenere conto del primato del soggetto. Lo sviluppo umano non si ottiene alla maniera della costruzione della casa, con l’aggiunta di mattoni, ma in modo analogo alla coltivazione di una pianta, propiziando le capacit? del soggetto. Educare ? favorire le possibilit? dell’educando. La vera formazione umana non si pu? fare in serie; essa richiede la cura di ogni singolo. Gli agenti esterni sono necessari, ma tutti devono mettersi al servizio della persona. “Uno pianta, l’altro irriga, ma ? Dio che fa crescere” (1 Cor 3,6-7).


Lo sviluppo delle potenzialit? umane avviene in modo molto particolare, specialmente nelle prime fasi della vita familiare nel cui ambito l’uomo impara ad essere uomo nella vita e nella cultura. Ciascun membro della famiglia contribuisce alla maturit? e alla promozione degli altri. Nel medioevo insegnavano che la madre esercita cinque funzioni nei confronti del figlio, analoghe a quelle che competono alla “madre Chiesa” nei confronti dei fedeli: lo concepisce, lo porta in grembo, lo tiene tra le braccia, gli d? il suo latte, lo porta alla mensa del padre. A questo invece spetta il compito di forgiare la sua personalit? con l’esempio, l’autorit?, le parole appropriate alle diverse situazioni. L’immagine ? cambiata con i tempi, ma pu? essere utile come descrizione di funzioni e ruoli. Senza dimenticare che tutto ci? si completa nella scuola dove gli insegnanti danno il loro contributo di carattere culturale, apportando quanto la famiglia non pu? dare.


Essere padre e madre implica il dono del proprio essere nel trasmettere la vita e promuovere le persone. La regola della loro condotta, tante volte eroica e di abnegazione per fedelt? a Dio ed amore ai figli, ? comparabile a quella di Giovanni Battista: “Egli deve crescere ed io invece diminuire” (Gv 3,30). La procreazione ? integrale quando il soggetto viene introdotto nella vita in modo che si sviluppi totalmente e le sue capacit? naturali vengano potenziate mediante l’acquisizione delle virt? e delle arti. La famiglia e, in collaborazione con essa, la scuola, sono i luoghi appropriati per l’iniziazione ai valori integralmente umani. San Tommaso descrive questi compiti dei genitori, che nutrono ed educano i figli, con l’immagine dell’utero materno. La famiglia e la casa sono per lui come un uterus spiritualis.(47)


Per portare a compimento questa auspicata procreazione integrale ? necessario tener presente che i membri della famiglia sono delle persone. Nessun’altra istituzione richiede in modo cos? forte questa condizione. La famiglia esige relazioni interpersonali tra i suoi membri. Questo ? facile a dire, ma ? meno facile da realizzare. L’individuo umano ? sempre, dall’inizio alla fine, una persona. L’essere umano richiede, come si diceva prima, di essere trattato come tale fin dal suo concepimento. E, come risulta ovvio, anche a partire dalla sua nascita, e quanto pi? ? piccolo, tanto pi? ? bisognoso di avere maggiore cura e protezione. Ogni figlio merita attenzione particolare per il fatto di essere persona. In famiglia le persone sono chiamate per nome, siedono attorno allo stesso tavolo e ciascuna mangia il cibo appropriato (cf. GS 24).


La promozione integrale della persona


19. La persona ? chiamata allo sviluppo della personalit?. Possiamo dire che la persona gi? ?, mentre la personalit? si forma. Infatti la personalizzazione indica il profilo specifico che assume un soggetto dell’orientamento della propria esistenza. Ogni soggetto personale possiede attitudini concrete e diverse che possono essere sviluppate con successo. Proprio l’educazione consiste in un processo di risveglio e di sviluppo delle potenzialit? del soggetto che si manifestano nelle inclinazioni fin dall’infanzia.


Ci sono tre campi complementari di sviluppo della personalit?: quello soggettivo, quello oggettivo e quello proiettivo. Per questo sviluppo ci sono tre attivit? tipiche dell’uomo: il conoscere, l’agire e il fare. La personalit? pu? raggiungere un livello molto alto in questi orizzonti dell’umano, sia nel sapere che nella saggezza, nelle diverse arti, nella prassi. Il saggio, l’artista, il prudente sono frutto dello sforzo, delle doti di natura e anche della fortuna. L’uomo ? capace di arrivare a un grado di perfezione sempre pi? alto. ? decisivo il periodo che da bambino e da giovane si trascorre in famiglia.


Gli abiti servono alla perfezione dell’umanit? dell’uomo e anche delle sue opere. Non bisogna per? dimenticare la differenza tra i diversi abiti e virt? e pi? precisamente tra abiti intellettivi e virt? propriamente dette. Mentre gli abiti intellettivi e quelli artistici servono per fare bene le opere, ma non fanno buono l’uomo, le virt? morali, quelle dell’agire, fanno l’uomo buono. Questo ? molto importante, ma ? oggi molto dimenticato. Le virt? morali devono plasmare la vita domestica che s’impara imitando, con poche parole e sani comportamenti. Nell’uterus spiritualis, costituito dalla famiglia e dalla casa, si deve sviluppare la personalit? di ciascuno. Dai genitori e dagli anziani, il bambino acquista, senza rendersene conto, le fondamenta della cultura, come la lingua, i valori e le virt? di base, come la giustizia e la religione. Ci? che s’impara tra le pareti della casa paterna difficilmente si dimentica e ci? che non s’impara dai genitori e dalla famiglia viene assimilato con maggiore difficolt?. Freud e molti altri autori pi? recenti hanno messo in rilievo, per l’equilibrio della futura personalit?, il ruolo delle esperienze vissute nella prima socializzazione del bambino. Il fattore decisivo ? l’amore e la comunione interpersonale tra i membri della famiglia.


Un compito s’impone oggi ai genitori, un compito che esige dai padri e dalle madri di avvertire la loro responsabilit?, stando attenti ad alcune tendenze della cultura attuale che possano danneggiarli. Tale compito ? doppio. Da una parte ? necessario ridare all’uomo la coscienza della sublimit? di essere padre. Influenzato dall’individualismo attuale, il padre tende ad essere solo un cittadino pi? anziano dei suoi figli. Siccome padre e figli hanno gli stessi diritti, ne consegue che, nelle societ? democratiche, la solidariet? tra di loro si affievolisce. Il periodo dell’infanzia tende a restringersi, in quanto la societ? ? incline ad accordare a tutti un numero sempre maggiore di diritti individuali. Di conseguenza, affinch? si restaurino le solidariet? naturali, occorre che i pap? reimparino ad essere padri. La solidariet? del padre con i propri figli suppone che il primo possa far condividere ai secondi i valori tradizionali fondamentali. Allo stesso modo, bisogna ridare alle donne la convinzione ed il desiderio dell’incomparabile dignit? di essere madri. Le mamme devono reimparare ad essere madri. Esse non possono essere ridotte al loro ruolo utilitario di formatrici di bambini efficaci. Per sua stessa natura, la donna ? incline a preferire le relazioni d’amore a quelle utilitaristiche. E tale tendenza naturale, senza pregiudicare le possibilit? di lavoro fuori casa, oggi non soltanto abituali ma anche necessarie, deve essere mantenuta e sviluppata.


 


NOTE AL CAPITOLO III.


44 In: Catechismo della Chiesa Cattolica, 533.


45 GIOVANNI PAOLO II, Omelia a Puebla de los Angeles (Messico), 28 gennaio 1979.


46 Cf. Gratissimam Sane, 7.5: “Il compito coinvolge i coniugi, in attuazione del loro patto originario. I figli da loro generati dovrebbero – qui sta la sfida – consolidare tale patto, arricchendo ed approfondendo la comunione coniugale del padre e della madre”.


47 “Postquam ex utero egreditur, antequam usum liberi arbitrii habeat, contenetur sub parentum cura sicut sub quodam spirituali utero” (uscito dall’utero, prima di avere l’uso del libero arbitrio, ? mantenuto sotto la cura dei genitori come sotto una specie di utero spirituale). SAN TOMMASO, Quodlibet., II, q. 4 art. 2; e S. Th., II-II, q.10 a. 12.


PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA: FAMIGLIA E PROCREAZIONE UMANA