Dal romanzo

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Un?ultima cosa: nel filmato, l?ecografo e la telecamera non possono riprendere un personaggio che, come si dice in analisi letteraria, svolge funzione di ?aiutante?. Chi mi sa dire di chi si tratta?
I ragazzi avevano tutti una medesima espressione sul volto, le menti trapassate dalle domande.
Antonia si riprese per prima:
– Il medico.
– L?infermiera che assiste o il medico. Oppure il ginecologo che fa l?ecografia – puntualizz? Cristina, con minor sicurezza.
– Dio, signori! – corresse Cristiano.
– Con l?immaginazione non ? difficile vedere la mano invisibile che, a forma di culla, cerca di sostenere il piccolino nella sua lotta impari contro la tecnica mortifera che porr? fine ai suoi giorni prima che siano incominciati. Dice la Bibbia: ?Se anche tua madre ti abbandonasse, io non mi dimenticher? mai di te?. La discussione ? aperta.

Appoggiato al davanzale di camera sua, era semplicemente stupendo respirare l?aria del mattino. Novembre volgeva alla fine.
Il freddo era mite, il cielo terso.
Dal giallo spento e terragno del campo, tra le foglie secche del granoturco, giungeva il rumore secco e lieve del frullare di decine di ali.
La piccola foresta sembr? per un attimo pulsare dei battiti rapidissimi di tanti piccoli cuori di passero. Levata l?ancora di migliaia di radici, pareva stesse per staccarsi  dal suolo e sollevarsi in volo con gli uccelli.
?E se la donna scoperta in flagrante adulterio fosse invece stata accusata di aborto? Come le si sarebbe rivolto Ges?, una volta battuti in ritirata gli accusatori??.
Forse avrebbe potuto cominciare cos? la lezione sull?aborto procurato, in Quinta A. 
Decise che avrebbe fatto ricorso alla forza delle immagini e mise in borsa  due videocassette che non avrebbe mai voluto rivedere: The silent scream, realizzata in Inghilterra, e Dire di s? alla vita. Quest?ultima, strumento didattico di origine  americana, era diffusa da una centro veneto specializzato in audiovisivi.
All?inizio di ottobre aveva firmato la richiesta di acquisto di alcune videocassette per l?insegnamento della religione.
Dopo un mese erano arrivate e gli erano state consegnate in segreteria.
Tra queste, quella intitolata ?Dire di s? alla vita? avrebbe dovuto sostituire, per i non maggiorenni, la videoregistrazione inglese che tanto clamore aveva suscitato in Europa.
Il filmato era il risultato di un montaggio che lasciava a desiderare e di una sceneggiatura decisamente pedante. Una famigliola della media borghesia si scopre a vivere il dramma della figlia adolescente rimasta incinta di un compagno di scuola. Questi, dopo aver proposto alla ragazza di raccogliere i dollari necessari ad abortire in segreto, si defila al momento del bisogno con il solito: <<Mi dispiace>>. Dopo la spiegazione del medico di famiglia sulle fasi dello sviluppo del feto, le delucidazioni sui vari tipi di aborto sono accompagnate da foto didascaliche in rapida successione e da una sequenza filmata di un aborto mediante aspirazione che provoca un certo disgusto. Fiction o realt?, filtrata nei suoi aspetti pi? truculenti?  Il dubbio resta. La storia si conclude con un lieto fine.
L?urlo silenzioso gliel?aveva fornita, invece, un infermiere suo amico, che confidava probabilmente di fare, tramite il giovane e ardimentoso insegnante di religione, un servizio alla verit?.
Dopo averla visionata, Cristiano era rimasto nell?incertezza: farla o non farla vedere ai maggiorenni?
L?autorizzazione agli allievi firmata dai genitori l?avrebbe messo al riparo da ogni fastidio, ma l?idea gli venne in mente all?ultimo momento.
Quella mattina, facendo affidamento sulla maggiore et? del novanta per cento della classe, inizi? avvisando che chi non se la sentiva di reggere alla violenza delle immagini poteva uscire dall?aula video.
Naturalmente nessuno si mosse dal posto.
Dopo una brevissima introduzione chiese lo spegnimento delle luci e spinse il tasto di avvio del videoregistratore.
Al momento cruciale del terribile filmato si scopr? in debito d?ossigeno.
Avrebbe voluto uscire all?aria aperta, ma la situazione non lo permetteva.
Al termine del filmato, studenti e studentesse, tutti restarono in silenzio. Le luci si riaccesero e Cristiano, a fatica, prese a commentare.
– La macchina da presa ha inquadrato le scene di Nove settimane e mezzo; la macchina da presa ha fissato su pellicola le sequenze da ecografia dell? Urlo silenzioso. Nel primo caso, lo dico per chi come me il film non l?ha visto, il gioco della seduzione interpretato dall?attrice Kim Basinger finisce tristemente. Dalle recensioni, il film termina con l?amarezza della donna che si ribella all?umiliazione subita nella sua dignit? di essere umano. E? chiaro che neanche la dignit? del maschio ne esce intatta. Ma pare essere la donna la vera protagonista del film. Nel filmato che abbiamo visto, invece, la protagonista sembra essere addirittura assente. Tutto ruota intorno alla prima e ultima dimora del feto che, dapprima serenamente ignaro, poi disperatamente reattivo, viene seguito dall?ecografo nei suoi movimenti, colto nel pulsare rapido del piccolo cuore al presentimento fisico della distruzione imminente. Quale possibilit? ha avuto il bambino di ribellarsi? Chi rivendica la sua dignit?? Avete mai visto la foto di un bambino di nove settimane e mezzo? A me quel titolo, l?avete capito, fa pensare al feto che di settimana in settimana cresce nell?utero materno. <<Dal momento del concepimento sono ormai trascorsi quasi due mesi e mezzo>> (leggo da questo libro, ?La vita prima di nascere?, edizioni Paoline, foto di Lennart Nilsson). Ecco com?? a questo stadio. Vedete?
– Ha le manine e i piedini! E quello… -. Cristina si ferm?, intenerita dalla scoperta.
– S?, ? il pistolino o pisellino che dir si voglia, detto anche pene, per chi non capisce le metafore – complet? Cristiano, con un mezzo sorriso.
– Leggo: <<Il feto ? ora ben impiantato. La placenta si ? assunta il compito di produrre tutti gli ormoni necessari all?utero perch? conservi il bambino. Il corpo luteo ha concluso il suo compito: d?ora in avanti, il feto se la caver? per proprio conto>>. Avrete gi? visto, credo, fotografie come questa.
– No, professore – rispose Anna, passando il libro a Franco che le stava quasi addosso.
– Anche i libri di scuola possono rivelare o nascondere. Ma andiamo avanti. Senza entrare nel merito degli obiettivi che la diffusione di questa videoregistrazione dovrebbe consentire di raggiungere, permettetemi di far notare come l?ago che, ad un certo punto,  si vede entrare da destra, evochi terribilmente il pungiglione della morte citato nel libro dell?Apocalisse. Non uccide solo il bambino. Uccide il cuore della donna, inteso come sede degli affetti. Penetra mortale nel cuore dell?umanit?. Nelle prossime lezioni cercheremo di riflettere su tale dramma. Parleremo anche del ruolo del maschio, partendo proprio dalla legge 194, denominata ?Norme per la tutela sociale della maternit? e sull?interruzione volontaria della gravidanza?. Per ora, faccio notare soltanto l?eufemismo rappresentato dall?espressione ?interruzione volontaria?, nel titolo della legge. Se una cosa si interrompe, che so, un collegamento televisivo, l?energia elettrica nel circuito di casa, un discorso tra padre e figlio, una relazione tra fidanzati, una partita di calcio, sussiste ancora la ragionevole speranza che possa essere riattivato, ripreso, riallacciato. Altrimenti, diremmo ?finito?, ?chiuso?, ?terminato?. Il vescovo emerito di Padova, qualche anno fa,  ha avuto l?ardire di chiamare la cosa col suo nome. Lo si sappia o no, lo si capisca o meno, dovremmo dire: ?assassinato?. Murdered, in inglese. Mi pare che per questo si sia beccato una denuncia, firmata da un esponente politico di un partito che non nomino. Al tribunale di Dio, stando a quanto dice la Bibbia, si presenteranno entrambi. Pi? precisamente: ci presenteremo tutti, vero? Quali panni preferiremmo aver vestito, in vita? Quelli del vescovo o quelli dell?esponente politico? E? o non ? assassinio? Esiste una responsabilit? collettiva nei confronti di tale tristissimo evento, che perpetua la strage degli innocenti da sempre in atto nel mondo? Accogliamo pure la parola ?interruzione?. Essa deriva da ?inter rumpo?, latino, che significa ?rompo qualcosa tra?. Notate come nemmeno gli eufemismi riescano a far sprofondare la verit? nel lago nero dell?oblio. E? il rapporto tra madre e figlio, tra figlio e madre, tra padre, madre e figlio che viene rotto dalla decisione di procurare la morte del feto. E la parola ?madre? viene deformata, alterata, violentata nella sua genetica filologica, nella sua semantica originaria e originante. Un?ultima cosa: nel filmato, l?ecografo e la telecamera non possono riprendere un personaggio che, come si dice in analisi letteraria, svolge funzione di ?aiutante?. Chi mi sa dire di chi si tratta?
I ragazzi avevano tutti una medesima espressione sul volto, le menti trapassate dalle domande.
Antonia si riprese per prima:
– Il medico.
– L?infermiera che assiste o il medico. Oppure il ginecologo che fa l?ecografia – puntualizz? Cristina, con minor sicurezza.
– Dio, signori! – corresse Cristiano.
– Con l?immaginazione non ? difficile vedere la mano invisibile che, a forma di culla, cerca di sostenere il piccolino nella sua lotta impari contro la tecnica mortifera che porr? fine ai suoi giorni prima che siano incominciati. Dice la Bibbia: ?Se anche tua madre ti abbandonasse, io non mi dimenticher? mai di te?. La discussione ? aperta.
Sul monitor la solita tempesta di righe e puntini luminosi informava da qualche minuto che la coda di nastro vuota era ancora lunga. 
Cristiano spense il televisore.
– Perch? la mano di Dio non si ? messa tra il feto e l?ago? Perch? Dio non interviene? Forse non c?? alcun Dio o, se c??, come troviamo scritto nel Salmo 43, s?? addormentato? Che ne pensate?
– Non scaricherei su Dio la responsabilit? di un gesto che ? solo della donna e di chi la fa abortire.
Edy aveva deciso di intervenire.
– E poi non risolve il problema. Lei ci ha gi? parlato della libert? di cui l?uomo dispone e che gli consente di decidere del suo destino. La cosa grave ? che qui qualcuno decide del destino di un altro e per me questo non ? giusto.
– Ma ? giusto che la donna si trovi condannata a far nascere un bambino con gravissimi problemi di salute o un bambino che dovr? vivere di carit?, perch? lei ? sola, magari senza lavoro?
Giulia aveva gi? deciso chi difendere.
La lezione si scald? notevolmente quando Giovanni dichiar? che consentire l?aborto ? come accordare una licenza temporanea di uccidere.
Saltarono fuori il caso dell?aborto terapeutico e la gravidanza della ragazza violentata, il concepimento da parte della minorata psichica e l?accertata grave malformazione del feto.
Cristiano fatic? non poco a riportare il discorso nel seminato, promettendo che sui vari aspetti del problema avrebbe portato copia dei materiali che andavano raccogliendo gli studenti della scuola per infermieri.


(da: LA PRIMA ULTIMA ORA, di Claudio Antonio Bosco, Seneca Edizioni, Torino 2005, pp. 191-196)