Spagna, provvedimenti anti-famiglia

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Parla Eduardo Hertfelder (IPF)


Spagna, provvedimenti anti-famiglia


di Michela Coricelli, ?-Famiglia (26 gennaio 2007)  


L?aumento delle divisioni, la crescita degli aborti, gli scarsi aiuti pubblici. La famiglia spagnola non gode certo di buona salute, secondo il quadro tracciato dall?Istituto di Politica Familiare. Ma a tutto questo vanno aggiunti interventi legislativi ?contrari all?istituzione stessa della famiglia?, denuncia il presidente dell?Istituto, Eduardo Hertfelder.

Cosa la preoccupa di pi?, sul piano delle riforme legislative?
Due norme. La prima ? il cosiddetto divorzio express. Per la prima volta in Occidente ? stata introdotta una figura che ci ricorda il ripudio del mondo musulmano: si divorzia senza cause, senza bisogno di un periodo di separazione e dunque di riflessione, e soprattutto si pu? chiedere il divorzio in modo unilaterale. Gli effetti? Nel 2005 ci sono state 150.000 rotture familiari, comprendendo divorzi e separazioni. Nella prima met? del 2006, sono state 85.000: se si confermasse il trend, sarebbero 170.000 alla fine dell?anno. Il 90% delle rotture sono subito divorzi: ? ci? che potenzia questa legge, che non fomenta un periodo di riflessione e in alcuni casi di possibile riconciliazione. Prima della riforma, il 35-40% delle separazioni non arrivavano al divorzio, ora invece c?? un trend di rottura definitiva.


Avete criticato duramente anche la riforma del Codice civile che permette il matrimonio fra persone dello stesso sesso…
S?, ? la seconda norma che ci preoccupa. Per noi ? contraria all?essenza stessa del matrimonio. Ma c?? una differenza: se il divorzio express incide immediatamente sulla societ? spagnola, dato che riguarda un?ampia fetta di popolazione, il cosiddetto matrimonio omosessuale apparentemente ? molto marginale. Basti pensare che l?anno scorso sono stati appena 2.000 su un totale di 200.000 matrimoni. Eppure ? una legge di peso a lungo termine: direi che punta ad un cambiamento sociale profondo, una sorta di rivoluzione antropologica. Bisogna ricordare che in Spagna c?? ancora chi pensa che la famiglia sia un nucleo di disuguaglianze fra uomini e donne o fra genitori e figli e che per liberare l?individuo da questa logica, bisogna destrutturare…


Sembrano concetti un po? “vecchiotti”, un po? passati di moda…
In Spagna non del tutto: ci sono ancora teorici con questo tipo di ideologia. Ma chiaramente questa non ? l?opinione generale degli spagnoli, n? del governo, n? della popolazione comune. In qualsiasi caso sono ottimista, perch? la societ? comincia a mostrare maggiore sensibilit? su alcuni fronti: la gente inizia a pensare che ci siamo spinti troppo oltre e bisogna fare qualcosa. Ad esempio, per frenare gli aborti. C?? un punto d?inflessione che genera un dibattito sociale.


Provi a fare i conti in tasca alle famiglie: soddisfatti?
Assolutamente no. Il governo non ha rispettato le promesse economiche. Aveva annunciato aiuti per la natalit?, ma siamo ancora il paese dell?Unione europea con meno prestazioni sociali per la maternit?.


Ma qui le mamme lavoratrici ricevono 100 euro al mese per ogni figlio…
S?, ma questo aiuto era gi? stato approvato dal governo precedente. Il premier Zapatero aveva annunciato l?estensione di questo sostegno a tutte le mamme: mai fatto. Aveva anche promesso di tagliare l?Iva in alcuni prodotti, come il latte o i pannolini, portandola fino al 4%: nemmeno questo ? stato fatto.


Quanto destina lo Stato spagnolo alle famiglie?
Solo lo 0,5% del Pil, mentre la media europea ? del 2,2%. Anche in Paesi economicamente pi? deboli, come Grecia e Portogallo, il minimo ? l?1%. Ma se la Francia combatte da anni il problema della denatalit? e la Germania ha approvato recenti misure per appoggiare le famiglie, in Spagna non c?? questa sensibilit?. Qui la proposta pi? recente ? aprire le scuole 7 giorni su 7, 365 giorni l?anno, con un orario prolungato. Ma non si concilia cos? vita professionale e vita familiare. Piuttosto bisognerebbe razionalizzare gli orari fra ufficio e scuola.


Come viene impiegato lo 0,5% del Pil diretto alle politiche familiari?
Principalmente in asili infantili. Ma per quanto riguarda gli aiuti diretti per le famiglie c?? ben poco. Lo Stato concede 25 euro al mese per ogni figlio fino ai 18 anni, ma solo se il reddito dei coniugi non supera gli 8.900 euro lordi. Un limite molto basso. Il 90% delle famiglie, dunque, non ha diritto a questa prestazione.