Sempre più aborti in Emilia-Romagna: tra bugie, omissioni e fallimenti

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La relazione 2019 sugli aborti in Emilia-Romagna sembra la grottesca parodia del bollettino del Gen. Diaz: in ogni pagina il Partito Democratico celebra il (presunto) calo dei bambini a cui è stato impedito di nascere.
Peccato che la realtà sia molto diversa. Vediamo perché.

Ignorato il calo delle donne in età fertile: è lapalissiano che, se crolla il numero di potenziali madri, calerà anche il numero degli aborti.
Nella Relazione la Regione inserisce il grafico che vedete in alto a destra, senza nessuna spiegazione. Ve lo spieghiamo noi: negli ultimi 10 anni, in Emilia-Romagna ci sono quasi 100.000 donne in età fertile di meno.
Nello stesso periodo, il calo degli aborti è soltanto di ca. 3.500: ridimensionato il millantato calo.

Il calo della popolazione è dovuto anche all’aborto. La conferma viene da una fonte insospettabile, Repubblica (11/2/2020) che chiosa i dati Istat: «a incidere sul calo non è la decisione delle donne di mettere al mondo meno figli, ma il calo del numero delle donne in età fertile»… assieme ai 6.501 bimbi emiliano-romagnoli soppressi prima della nascita.

Ancora una volta nascosti i dati sulle pillole abortive. Nonostante varie interrogazioni presentate dal centro-destra, la “Regione rossa” continua a nascondere i dati sulle “pillole dei giorni dopo”.
Eppure, persino il Governo Conte ne ammette il ruolo rilevantissimo: «l’uso della contraccezione d’emergenza, Levonorgestrel (Norlevo – pillola del giorno dopo) e Ulipistral acetato (ellaOne – pillola dei 5 giorni dopo), ha inciso sulla riduzione delle IVG» (Relazione IVG 2020, pag. 9).

L’aborto è considerato una pratica anticoncezionale. E’ quanto si ricava dal 29,2% di recidive. Fa riflettere anche il 55,2% di nubili; il 38,9% con bassa scolarità; il 55,5% di occupate; le 110 minorenni.

Sempre più violato il limite dei 90 giorni. E’ del 5,1 la percentuale di madri che «arriva all’intervento ad un’età gestazionale superiore alle 12 settimane, valore in aumento rispetto all’anno precedente».

I Consultori sono visti come un facilitatore per l’aborto. «Il 71,5% si è rivolto al consultorio familiare; il dato è in aumento rispetto al 2018, e decisamente più alto della media nazionale… La scelta del consultorio prevale tra le donne in giovane età: 79,3% nelle ragazze sotto i 24 anni».

Educazione a far sesso come bruti. Di fronte a questo fallimento totale di ogni attività di prevenzione, la Regione a guida PD decide di… incrementare il culto del “dio profilattico”!
Ed ecco un nuovo finanziamento di 390.000€ per «rafforzare gli interventi di educazione all’affettività e sessualità nelle scuole» con
– il coinvolgimento di 2.131 classi con la partecipazione di 43.963 adolescenti;
– il progetto W l’amore per 203 classi, 4.540 ragazzi e 1.914 adulti (insegnanti, genitori, educatori e operatori sanitari);
– aumentare le sedi degli Spazi Giovani per una “pianificazione familiare consapevole” (39 sedi interne ai consultori familiari);
– somministrazione gratuita dei metodi contraccettivi nei servizi consultoriali.

Obiezione di coscienza: ostacolo all’aborto? Questo è il leitmotiv del Partito Democratico e dei 5Stelle ogni volta che si parla d’aborto. Peccato che, nella Relazione 2019 si dica chiare lettere: «L’incidenza dell’obiezione di coscienza non ha determinato problemi nell’erogazione del servizio».

Conclusione: sono solo stupidi e incapaci? Non è possibile che ogni politica riguardante la vita umana si riveli controproducente, né che il PD sia così stupido da credere nell’onnipotenza del “dio profilattico”.
No, quello che abbiamo di fronte è un progetto mortifero e lucidissimo.

Che fare? Innanzi tutto, formarsi, senza farsi infinocchiare dai proclami della Regione, dalle tabelle, dai tassi e dai grafici.
Poi, consci della pervicacia degli avversari della vita umana, non cedere a mediazioni e compromessi.
Infine, informare: i nostri Vescovi e i parroci, gli uomini dei partiti.
Ognuno sia memore della consegna lasciataci da Giovanni Paolo II: “Noi reagiremo!”.

 

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