Roma: aggrediti universitari per la vita

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VIETATO PARLARE SE NON TI SOTTOMETTI AL RELATIVISMO

9 Ottobre 2018. Un gruppo di 8 studenti che ha segnatamente lo scopo di informare scientificamente e sensibilizzare sull’aborto, appartenenti all’associazione “Universitari per la vita”, organizzano un volantinaggio con un banchetto e qualche stuzzichino alla facoltà di lettere dell’ateneo “La Sapienza”.
Sono una di loro.
Mentre cerco di spiegare a un ragazzo – che adduceva come ragione per essere favorevole all’aborto il crescente inquinamento di Madre Terra – che la vita non è proprio una cosa da poco e l’unicità di ogni essere umano, un’orda di gente ci viene addosso di soprassalto. Cercano di arraffare tutti i nostri volantini, si siedono con arroganza sul nostro tavolo, urlano «Medievali, bigotti, portate con voi il regresso, voi con le vostre idee di merda!».

Una di noi viene brandita con una mano alzata da una ragazza che cordialmente accompagna il gesto da un “Mi fai vomitare!”. Erano in 20 contro 8. Una bega da comunisti per loro. Che ci vuole.
Una ragazza denuncia ad alta voce lo smacco subito dalla 194 con la mozione di Verona. Chiedo se ne conosca il contenuto. Non risponde, continua a ripetere, quasi fosse un mantra, che sul suo corpo decide lei. «Ha un DNA diverso dal tuo, non è il tuo corpo, altrimenti saresti tu a morire» rintuzzo. Subito dopo, avendo, ahimè, gettato delle patatine nel contenitore dell’immondizia sbagliato vengo subito ripresa da dei ragazzi e la stessa ragazza di prima mi fa «Guarda che quella patatina ha un DNA». Scoppiano in una risata che li copre di ridicolo per la bassezza della battuta. A questo punto mi chiedo se possa risultare interessante per qualcuno studiare il concetto dell’umorismo dei pro-death, chissà.
A rivendicare il diritto (?) all’aborto è infatti anche un altro gentile individuo di genere maschile che urla al «Se voglio abortì, devo potello fà e voi non siete un cazzo de nessuno pe dimme de no, pecchè è un diritto mio, hai capito?»
. Forse un giorno rivendicheranno l’aborto maschile come nuova frontiera di progresso e di civiltà e anche qui ritorna il concetto di comico di cui sono naturalmente dotati. Chissà se questo ragazzo sa che se un giorno lui vorrà essere padre e la madre non sarà d’accordo, non potrà fare niente per esercitare i suoi diritti di padre, ma solo i suoi all’aborto.

Provo a chiedergli quando per lui comincia la vita, dal momento che nessuno dovrebbe essere libero di poter scegliere sulle vite degli altri. Mi risponde «Ma che cazzo me frega». La sua risposta è simile a quella di un’altra ragazza che aveva detto «Non voglio entrare nel merito dell’etica, ma quello è un mio diritto».  A nessuno interessa nulla insomma se quello sia o no un altro essere umano, pure perché di certo non è un gatto, come a nessuno lì interessava dialogare. O capire.
Al mio «Hai mai aperto un libro di scienza? O hai letto la mozione di Verona?» a un ragazzo che ancora rimbrottava su questa questione, la risposta è stata – «Dimmelo tu che dice. Qua non stamo a scienze, se voi parlà de scienza vai a scienze». A lettere si sa, costruiamo burattini. E gli oscurantisti siamo noi pro-vita, certo.
Come certamente, se si presentano 20 persone a pretendere da chi ci ha dato l’autorizzazione di negarcela, pena l’intolleranza dagli stessi membri di gruppi che si ritengono antifascisti ma utilizzano tutte le armi del comunismo, con ogni aggressività, violenza verbale e arroganza di cui fanno sfoggio senza verecondia alcuna, contro ogni concetto di università libera e democratica non sono venuti a dialogare, ma armati solo dagli obsoleti slogan di cui largamente si abbeverano dalla fonte delle loro ideologie progressiste.

E così si sono trovati completamente spaesati, poveri, soli con le loro etichette e pregiudizi da affibbiare, nessuna argomentazione o volontà di guardare ai dati statistici, all’embriologia, alla filosofia, a un nuovo modo di poter affrontare le cose. Sempre lo stesso di prima mi urla «E se te stuprano che fai? Eh?» – «Parliamo dei casi generali», rispondo. Niente.
L’errore è proprio nella logica. Chi suona uno strumento sa che la base è l’uguaglianza dei suoni, e poi si costruiscono i colori. Chi studia la linguistica sa che ci sono delle regole grammaticali, su cui si costruiscono le eccezioni. Mi sono dovuta sentir dire cose come «Puoi anche essere contro l’aborto ma lo devi essere dentro di te, perché la libertà di espressione finisce dove iniziano le scelte degli altri», che è appunto il motivo per cui siamo pro-vita, non scegliamo per gli altri se la loro vita vada vissuta o troncata sul nascere.  O anche «lo sai che se mia sorella che ha abortito avesse visto questo bambino in riproduzione si sarebbe sentita una merda?». Noi non abbiamo alcuna voglia di colpevolizzare le donne, e non c’è alcun bisogno di fare le vittime. Ma se non avesse fatto nulla di sbagliato, perché la sorella di quella ragazza avrebbe dovuto sentirsi una merda? Allora non abbiamo forse ragione a dire che ci vuole più sensibilizzazione, più informazione scientifica?

Il punto è comunque sostanzialmente un altro, ossia la dittatura di pensiero che questi gruppi che poi si sono firmati “Link” e “Non una di meno” vogliono istaurare nelle università, un grave pericolo per la libertà di espressione e la nostra società, laddove le idee circolano e maggiormente dovrebbero  in modo esemplare al di fuori degli atenei.  Scrivono sulle loro pagine “Oggi un gruppo pro-life chiamato “Universitari per la vita” distribuisce macabri modellini di feti alla dodicesima settimana di gestazione”.  Macabri sono solo per chi li considera morti, o anzi peggio, non vivi.

Se poi hanno bisogno della prepotenza per non farci più parlare nelle università, non è questa paura che la nostra idea possa attecchire? Noi invece, con la sola forza della verità, dell’evidenza scientifica e statistica, vogliamo fare luce su questa realtà delicata, complessa e drammatica. E non useremo mai le armi della prepotenza perché predichiamo l’amore per le donne e i loro figli e vogliamo una vita migliore per entrambi e, utilizzarle non potrebbe che essere una contraddizione interna. Come chi predica l’università libera e butta fuori chi non gli aggrada.

Delia del Prete, da: https://universitariperlavita.org/2018/10/14/vietato-parlare-se-non-la-pensi-come-me/ con rettifiche

Questo articolo ha 2 commenti

  1. Lisa

    Mi complimento per il coraggio che avete dimostrato prima e durante la vostra campagna di informazione all’interno dell’università. Continuate per me, mia figlia, per voi per e tutte le giovani generazioni a diffondere il messaggio a favore della Vita. Vi stimo tantissimo e cercherò di imitarvi cercando di essere altrettanto coraggiosa come voi nel mio ambiente e nella mia città.

  2. Marta

    Grazie per il vostro coraggio e la vostra preparazione!
    Marta

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