Per Jane Fonda i politici pro-life andrebbero «assassinati».

Non è un mistero il sostegno dato da Hollywood all’aborto. Ed ora, dopo la decisione della Corte Suprema, che lo scorso anno negli Stati Uniti ha ribaltato la sentenza Roe vs. Wade , e dopo la conseguente decisione di molti Stati americani di ridurre drasticamente la facoltà d’uccidere bimbi in grembo, puntuale si è levata la voce di Jane Fonda, sempre sconcertante: l’irriducibile femminista filo-abortista ha dichiarato che i politici pro-life andrebbero «assassinati».

Lo ha fatto nel corso del talk show «The View», spronata dalla conduttrice Joy Behar, che le ha chiesto cos’altro i pro-choice possano fare, oltre a marciare ed a protestare, per far sentire la propria voce: «Assassinare» è stata l’incredibile risposta di Jane Fonda, ribadita di fronte alla richiesta di ripetere quanto detto, giuntale da un’altra ospite della trasmissione, l’attrice Lely Tomlin. «Omicidio», ha ribadito.

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Trionfo della Marcia per la Vita Usa

Contro la viltà dell’Occidente

Erano in 100 mila lo scorso 20 gennaio, a Washington, coloro, soprattutto giovani e famiglie, che hanno sfidato il gelo e le rigide temperature di questi giorni, per partecipare all’ormai tradizionale Marcia per la Vita, giunta alla sua cinquantesima edizione ed avente per tema «Prossimo obiettivo: marciare verso un’America post-Roe».

Erano presenti anche diversi esponenti politici, tra i quali il procuratore generale del Mississippi, colui che ha condotto la causa Dobbs vs. Jackson ovvero il grimaldello per scardinare la sentenza Roe vs. Wade, la cui fine, a cinquant’anni dal suo varo, è stata sancita lo scorso giugno dall’Alta Corte, che ha di nuovo permesso così ai singoli Stati americani di tutelare la vita dei bambini non ancora nati.
Ed anche questo è stato uno dei motivi di entusiasmo tra gli aderenti alla Marcia, conclusasi quest’anno dinanzi al Campidoglio, proprio per chiedere ai due rami del Congresso, ora che hanno il potere di farlo, di ripristinare le tutele a favore dei bimbi nel grembo materno.

In particolare, i riflettori sono puntati sulla battaglia legislativa, per cancellare i finanziamenti pubblici erogati a Planned Parenthood, già eliminati dall’allora presidente Trump, ma ripristinati purtroppo con l’amministrazione Biden. Un altro obiettivo consiste nel bloccare il tentativo posto in essere dal Partito Democratico di codificare l’aborto come un “diritto”.
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La Corte Costituzionale e il fragile muro di carta contro all’utero in affitto

Omogenitorialità, il diktat della Consulta al Parlamento

I casi di due lesbiche (separate) e di due gay che hanno avuto dei figli all’estero rispettivamente attraverso fecondazione eterologa e utero in affitto.

Con due comunicati stampa pubblicati giovedì, la Corte costituzionale, agendo come una terza camera, si è da un lato astenuta dal giudizio ma dall’altro ha chiesto al Parlamento di legiferare sulla «tutela» dei bambini nati attraverso tali tecniche.

Ma ciò equivale a chiedere di legittimare la doppia “omogenitorialità”.

E sebbene la Consulta indichi che il divieto alla maternità surrogata rimanga in vigore, anche quest’ultimo paletto è destinato a cadere: è la triste conseguenza logica della Legge Cirinnà.

Doppietta della Corte costituzionale sull’omogenitorialità. Giovedì 28 gennaio la Consulta ha detto due volte «sì», con altrettanti comunicati stampa, al riconoscimento della doppia genitorialità omosessuale.

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Come la Fondazione Gates impedisce e non aiuta lo sviluppo umano

Bill & Melinda Gates Foundation: secondo loro la vita deve essere produttiva… .

L’apertura alla vita è al centro del vero sviluppo

Risolvere i problemi del mondo – povertà endemica, fame, guerre, malattie, ecc. – è una questione complessa, a dir poco. Lasciare un segno anche piccolo, ma duraturo, su uno solo di questi problemi in genere richiede una grande quantità di attenta riflessione, pianificazione, ricerca, denaro e tempo. Anche a queste condizioni, c’è sempre il rischio che un piano apparentemente “brillante” fallisca tragicamente davanti alla complessità imprevista del mondo reale, o che un approccio che funziona bene in un luogo fallisca catastroficamente quando applicato altrove.

Non c’è da meravigliarsi, quindi, che anche i filantropi ben intenzionati spesso cedano alla tentazione della “scorciatoia” – la panacea per tutti i mali, il grimaldello che apre tutte le serrature, la “soluzione” universale a un problema enormemente complesso. Purtroppo, le conseguenze di cedere a questa tentazione sono spesso disastrose … o anche peggiori.

Niente dimostra questa verità in modo più sinistro della lunga e macabra scia di orrori che il movimento eugenetico ha lasciato dietro di sé. Molti dei primi eugenetisti erano persone ben intenzionate, che desideravano sinceramente ridurre o eliminare la sofferenza umana. Tuttavia, innamorati della scienza della genetica e delle nuove tecnologie appena scoperte e di una comprensione grossolanamente semplificata o errata della natura umana e dei diritti umani, hanno imboccato il sentiero diabolico dell’eliminazione della sofferenza non eliminando l’origine della sofferenza, ma piuttosto eliminando le persone che soffrivano.

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Covid-19: scuola parentale o scuola di Stato?

Intervista di Giulia Tanel a Stefano Fontana.

In questo particolare periodo storico, segnato dall’emergenza Covid-19, vediamo un considerevole aumento di genitori che decidono di non mandare i propri figli “a scuola”, bensì che optano per l’homeschooling o che si riuniscono con altre famiglie per dare vita a una scuola parentale. Come legge questo fenomeno?

Fontana: Lo leggo positivamente. E’ un fenomeno promettente ma nello stesso tempo devo notare che può essere dettato da motivi contingenti. Ritengo che l’occasione vada sfruttata per rafforzare le motivazioni e permettere quindi al fenomeno di avere una consistenza e una durata che vada ben oltre l’emergenza. Le difficoltà legate al Covid e ai ritardi della scuola di Stato sono il motivo pressante al momento, la critica allo statalismo nell’educazione e il recupero dei motivi fondanti la responsabilità educativa dei genitori permetteranno di proseguire anche se in futuro l’emergenza Covid dovesse (ammesso e non concesso) finire.

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La Cassazione anticipa la legge Zan

Processo a Taormina e discriminazioni contro Lgbt

È possibile discriminare una persona con tendenze omosessuali sul luogo di lavoro se questa persona non esiste e non lavora in nessun luogo? Secondo la Cassazione la risposta è affermativa: sì, la si può discriminare e chi lo fa deve pagare una bella somma a titolo di risarcimento del danno!

Il protagonista di questa vicenda – arrivata al suo epilogo alcuni giorni fa – è l’avv. Carlo Taormina, personaggio discusso e abituato ad esprimere le sue opinioni (talvolta discutibili) in pubblico senza diplomazia e in maniera assai decisa; quale trasmissione più adatta per le sue esternazioni del programma radiofonico “La Zanzara”, assai noto per i conduttori e per le modalità con cui i vari soggetti intervistati partecipano al programma?

Nel 2014 l’avv. Taormina interviene nella trasmissione e afferma “di non volere assumere e di non volersi avvalere della collaborazione, nel proprio studio, di persone omosessuali”: frase senza dubbio sgradevole, perché non si coglie il collegamento tra la tendenza omosessuale di una persona e la sua bravura come avvocato o come impiegato di uno studio legale, né l’avvocato Taormina lo aveva spiegato.

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Aborto e omosessualità, inizia la “caccia” ai docenti cattolici

di Roberto Marchesini. Un articolo de La Stampa mette sotto accusa un corso della facoltà di Psicologia all’Università Europea di Roma perché adotta il manuale di Bioetica del cardinale Sgreccia, che sui temi dell’aborto e dell’omosessualità rispecchia fedelmente la dottrina della Chiesa.
In nome della laicità si pretende che la Chiesa non insegni più queste verità.
È una posizione sempre più esplicitamente affermata, che dimostra come il dialogo con la cultura moderna sia un grande inganno.
In realtà il laicismo ha dichiarato guerra ai cattolici, non c’è possibilità di dialogo, bisogna prenderne atto e fare delle scelte.
Finché è possibile.

Nei giorni scorsi è apparso su La Stampa, diretta da Massimo Giannini, in prima pagina, un articolo firmato dalla nota avvocato divorzista Bernardini De Pace (clicca qui).
Riassumo: l’autrice dell’articolo ha scoperto (è venuta a sapere leggendo un articolo di Libero a firma Giulia Sorrentino) che la nota e stimata docente di filosofia morale dell’Università Europea di Roma Claudia Navarini ha adottato, come testo di bioetica, un libro scritto dal cardinale Elio Sgreccia, teologo e moralista di prim’ordine. In questo libro c’è scritto che l’unica unione sessuale moralmente lecita è quella matrimoniale e che l’aborto è un male.

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Il Parlamento Europeo di nuovo contro la vita

Manifestazione anti-aborto davanti al Parlamento europea (Bruxelles)

La battaglia continua sul fronte dell’aborto.
Incessante.
E le notizie, che giungono dal fronte, non sono entusiasmanti.

Il Parlamento europeo ha nei giorni scorsi condannato a larga maggioranza (455 sì, 145 no e 71 astensioni) con una propria risoluzione la sentenza pro-life emessa dalla Corte Costituzionale polacca, la quale ha stabilito che la presunta malformazione del feto, diagnosticata con tecniche prenatali, sia anticostituzionale e non giustifichi in alcun modo il ricorso all’aborto, ammesso comunque in caso di stupro, incesto o pericolo di vita per la madre.
La decisione non è impugnabile e può comportare – questi sono almeno l’auspicio e la prospettiva – una consistente riduzione nel numero degli aborti, eppure è stata qualificata dall’Ue come «una battuta d’arresto sul tema dei diritti sessuali e riproduttivi» ed accusata anzi di porre (non si sa come) «a rischio la vita delle donne», infischiandosene totalmente di come l’alternativa, l’aborto, rappresenti viceversa una condanna a morte certa dei figli, ch’esse portano in grembo.

Intendiamoci, niente di cui temere: lo Stato polacco, in quanto sovrano, può benissimo infischiarsene della risoluzione europea, non avendo alcun obbligo di rispettarla.
Ma questo resta un segnale molto chiaro.
Un segnale politico e ideologico.

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“No al corso gender a scuola”: e la mamma viene subito insultata

Attivisti LGBT attaccano giovani cattolici che manifestano a favore dell’essere maschio o femmina

La madre di una bambina di appena 8 anni si è opposta al laboratorio sul gender fluid proposto dalla scuola e dopo gli insulti è stata costretta a cambiare istututo ai suoi figli

Dopo il diluvio di bugie sul caso di Firenze, finalmente parla mamma Chiara!

Dai sinistri la solita tecnica:

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Covid-19: Il diritto a non essere costretti a morire da soli

Mentre la storica pandemia di COVID-19 si sta intensificando in tutto il mondo e vengono ripristinate in Europa e non solo, misure di emergenza draconiane, vedo l’urgente necessità di rinnovare una difesa del diritto dei pazienti a non essere costretti a morire da soli negli ospedali o nelle case di cura.
La missione del National Catholic Bioethics Center (NCBC) si focalizza soprattutto nella difesa della dignità della persona umana.
Le politiche eccessivamente restrittive di visita ai degenti e il negare l’accesso ai sacramenti di molti ospedali e di altre istituzioni, durante questa pandemia, hanno portato a tragedie e violazioni dei diritti umani.

Credo che due visioni del mondo e due antropologie opposte si stiano scontrando.
Una visione umanista laica estrema ritiene che salvare la vita fisica di una persona sia l’unica cosa che conta veramente. Spesso questa prospettiva è abbinata a una filosofia utilitaristica o consequenzialistica per la quale si dovrebbero aiutare il maggior numero di persone, anche se vengono commesse alcune ingiustizie come sacrificare i membri della società anziani, fragili o allo stesso modo “meno produttivi”.
La prospettiva cristiana sull’assistenza sanitaria riconosce l’importanza fondamentale della cura spirituale e della presenza dei propri cari piuttosto che curare solo il corpo. Prendersi cura della salute spirituale ed emotiva di un paziente ha forti implicazioni come parte essenziale della visione cattolica dell’assistenza sanitaria. La Chiesa ha inoltre sempre respinto con forza ogni forma di ragionamento del tipo “il fine giustifica i mezzi”. Non dovremmo mai compiere attivamente il male o un’ingiustizia per raggiungere un obiettivo buono.

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