FAMIGLIA, MATRIMONIO E UNIONI DI FATTO

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Presentazione


Uno dei fenomeni oggi pi? diffusi e che interpellano fortemente la coscienza della comunit? cristiana, ? il numero crescente delle unioni di fatto nell?insieme della societ?, con la conseguente disaffezione per la stabilit? del matrimonio che ne deriva. Nel suo discernimento dei ?segni dei tempi?, la Chiesa non poteva dunque mancare di prestare attenzione a questa realt?.

Consapevole delle gravi ripercussioni sociali e pastorali di questa situazione, il Pontificio Consiglio per la Famiglia ha organizzato, nel corso del 1999 e nei primi mesi del 2000, una serie di riunioni di studio cui hanno partecipato eminenti personalit? e prestigiosi esperti di tutto il mondo, al fine di analizzare adeguatamente questo delicato problema, di cos? vasta portata per la Chiesa e per il mondo.


Il presente documento ? frutto di questo lavoro. Esso affronta una problematica attuale e difficile, che tocca da vicino il nucleo centrale delle relazioni umane, la questione pi? delicata dell?intima unione tra famiglia e vita, le zone pi? sensibili del cuore umano. Allo stesso tempo, di fronte all?innegabile portata pubblica dell?attuale congiuntura politica internazionale, si rende necessaria e urgente una parola di orientamento, diretta soprattutto a quanti hanno responsabilit? in questa materia. Sono loro, in effetti, che, nelle loro attivit? legislative, possono dare consistenza giuridica all?istituzione matrimoniale o, al contrario, diminuire la consistenza del bene comune che questa istituzione naturale protegge, partendo da una visione dei problemi personali che non corrisponde alla realt?.


Queste riflessioni sono dirette altres? ai pastori d?anime, che devono accogliere e guidare tanti cristiani d’oggi, e accompagnarli in un itinerario di apprezzamento del valore naturale, protetto dall?istituto matrimoniale e confermato dal sacramento cristiano. La famiglia fondata sul matrimonio corrisponde al disegno del Creatore ?fin da principio? (Mt 19,4). Nel Regno di Dio non pu? essere seminato altro seme di quello della verit? gi? iscritta nel cuore umano, l?unica capace di ?produrre frutto con la perseveranza? (Lc 8,15); una verit? che si fa misericordia, comprensione e invito a riconoscere in Ges? la ?luce del mondo? (Gv 8,12) e la forza che libera dai vincoli del male.


Questo documento intende inoltre contribuire in modo positivo al dialogo al fine di mettere in luce la verit? delle cose e le esigenze che procedono dallo stesso ordine naturale, partecipando al dibattito socio-politico e alla responsabilit? verso il bene comune.


Voglia Dio che queste considerazioni, serene e responsabili, condivise da tanti uomini di buona volont?, siano di beneficio per quella comunit? di vita, necessaria per la Chiesa e per il mondo, che ? la famiglia.


 


Citt? del Vaticano, 26 luglio 2000
Festa di San Gioacchino e Sant?Anna, Genitori della S.ma Vergine Maria


 


Card. Alfonso L?pez Trujillo
Presidente


S.E.Mons. Francisco Gil Hell?n
Segretario

Il matrimonio, istituzione dell?amore coniugale di fronte ad altri tipi d?unione 


(33) La realt? naturale del matrimonio ? contemplata dalle leggi canoniche della Chiesa[80]. La legge canonica descrive in sostanza lo stato matrimoniale dei battezzati, tanto in fieri ? al momento del patto coniugale – quanto come stato permanente in cui si iscrivono le relazioni coniugali e familiari. A questo proposito, la giurisdizione ecclesiastica sul matrimonio ? decisiva, e rappresenta un?autentica salvaguardia dei valori familiari. Ma i principi fondamentali dello stato matrimoniale relativi all?amore coniugale e alla sua natura sacramentale non sono sempre pienamente compresi e rispettati. 


(34) Per quanto riguarda il primo punto, si dice spesso che l’amore ? il fondamento del matrimonio, e che questo ? una comunit? di vita e d’amore, ma non si afferma sempre con chiarezza che esso ? istituto coniugale, trascurando in questo modo la dimensione di giustizia propria al consenso. Il matrimonio ? un’istituzione. Il non tener conto di ci? ? spesso origine di una grave confusione tra il matrimonio cristiano e le unioni di fatto: quanti convivono in un’unione di fatto possono affermare che la loro relazione ? fondata sull’ “amore” (ma si tratta di un amore che il Concilio Vaticano II qualifica come sic dicto libero), e che formano una comunit? di vita e d’amore, ma questa comunit? si distingue sostanzialmente dalla communitas vitae et amoris coniugalis che ? il matrimonio[81]


(35) Per ci? che riguarda i principi fondamentali relativi alla natura sacramentale del matrimonio, la questione ? pi? complessa. I pastori della Chiesa devono in effetti tener conto dell’immensa ricchezza di grazia che emana dalla natura sacramentale del matrimonio cristiano, e dell’influenza che essa esercita sui rapporti familiari fondati sul matrimonio. Dio ha voluto che il patto coniugale originario, il matrimonio della Creazione, fosse un segno permanente dell’unione di Cristo con la Chiesa, diventando cos? un sacramento della Nuova Alleanza. Il problema sta nel comprendere adeguatamente che questo carattere sacramentale non va ad aggiungersi o ? estrinseco alla natura del matrimonio. Al contrario, il matrimonio stesso, che il Creatore ha voluto indissolubile, ? elevato al rango di sacramento dall’azione redentrice di Cristo, senza che ci? comporti la minima “snaturalizzazione” della sua realt?. Il non conoscere la peculiarit? di questo sacramento in rapporto agli altri, d? spesso luogo a malintesi che oscurano la nozione di matrimonio sacramentale. Questa nozione acquista un’importanza particolare nella preparazione al matrimonio: i lodevoli sforzi per preparare i nubendi alla celebrazione di questo sacramento sarebbero inutili se essi non comprendessero chiaramente la natura assolutamente indissolubile del matrimonio che si apprestano a contrarre. I battezzati non si presentano davanti alla Chiesa soltanto per celebrare una festa secondo riti speciali, ma per contrarre un matrimonio per tutta la vita, sacramento della Nuova Alleanza. Mediante questo sacramento, essi partecipano al mistero dell’unione di Cristo con la Chiesa e esprimono la loro unione intima e indissolubile[82].


   


VI – Linee di orientamento cristiane 


Enunciato di base del problema “al principio non fu cos?” 


(36) La comunit? cristiana si sente interpellata dal fenomeno delle unioni di fatto. Le unioni sprovviste di ogni vincolo istituzionale legale – tanto civile quanto religioso -, costituiscono un fenomeno sempre pi? frequente al quale la Chiesa deve accordare la sua attenzione pastorale[83]. Il credente, non soltanto mediante la ragione, ma anche e soprattutto per mezzo dello “splendore della verit?” che gli viene dalla fede, ? in grado di chiamare le cose con il loro nome; il bene, bene, e il male, male. Nel contesto attuale impregnato di relativismo e portato a smussare ogni differenza – anche essenziale – tra il matrimonio e le unioni di fatto, bisogna far prova di una grande saggezza e di una libert? coraggiosa per evitare di prestarsi agli equivoci o ai compromessi, sapendo che “la crisi pi? pericolosa che pu? affliggere l’uomo” ? ?la confusione del bene e del male, che rende impossibile costruire e conservare l?ordine morale dei singoli e delle comunit??[84]. In vista di una riflessione propriamente cristiana sui segni dei tempi, e di fronte all’apparente oscumento della verit? profonda dell’amore umano nel cuore di molti nostri contemporanei, ? opportuno tornare alle acque pure del Vangelo. 


(37) “Gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: ‘? lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?’. Ed egli rispose: ‘Non avete letto che il Creatore da principio li cre? maschio e femmina e disse: ‘Per questo l’uomo lascer? suo padre e sua madre e si unir? a sua moglie e i due saranno una carne sola? Cos? che non sono pi? due, ma una carne sola’. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi!’. Gli obiettarono: ‘Perch? allora Mos? ha ordinato di darle l’atto di ripudio e di mandarla via?‘ Rispose loro Ges?: ‘Per la durezza del vostro cuore Mos? vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu cos?. Perci? io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un’altra, commette adulterio” (Mt 19,3-9). Queste parole del Signore sono note, come pure la reazione dei discepoli: “Se questa ? la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi” (Mt 19,10). Tale reazione si iscrive visibilmente nella mentalit? dominante dell’epoca, una mentalit? che aveva voltato le spalle al progetto originale del Creatore[85]. La concessione fatta da Mos? traduce la presenza del peccato, che riveste la forma della duritia cordis. Oggi, forse, pi? ancora che in altri tempi, bisogna tener conto di questo ostacolo dell’intelligenza, sclerosi della volont?, fissazione delle passioni, radice nascosta di molti fattori di fragilit? che contribuiscono all’attuale diffusione delle unioni di fatto.


 


Unioni di fatto, fattori di fragilit? e grazia sacramentale 


(38) Grazie alla presenza della Chiesa e del matrimonio cristiano, la societ? civile ha riconosciuto nel corso dei secoli il matrimonio nella sua condizione originaria, quella a cui allude Cristo nella sua risposta[86]. La condizione originaria del matrimonio ? sempre d’attualit?, come lo ? anche la difficolt? di riconoscerla e di viverla, come intima verit? nella profondit? del proprio essere, propter duritiam cordis. Il matrimonio ? un’istituzione naturale le cui caratteristiche essenziali possono essere riconosciute dall’intelligenza, al di l? delle culture[87]. Questo riconoscimento della verit? sul matrimonio ? anche d’ordine morale[88]. Ma non bisogna dimenticare che la natura umana, ferita dal peccato e redenta da Cristo, non arriva sempre a distinguere chiaramente le verit? che Dio ha iscritto nel suo cuore. Il messaggio cristiano della Chiesa e del suo Magistero devono essere un insegnamento e una testimonianza vivente nel mondo[89]. A questo proposito, occorre mettere l’accento sull’importanza della grazia, che dona alla vita matrimoniale la sua autentica pienezza[90]. Nel discernimento pastorale della problematica delle unioni di fatto, bisogna tener conto anche della fragilit? umana e dell’importanza di una esperienza e di una catechesi veramente ecclesiali, che orientino verso una vita di grazia, verso la preghiera e i sacramenti, in particolare quello della Riconciliazione. 


(39) Bisogna distinguere diversi elementi tra i fattori di fragilit? che sono all’origine delle unioni di fatto, caratterizzate dall’amore cosiddetto “libero” che omette o esclude il legame proprio e caratteristico dell’amore coniugale. Bisogna inoltre distinguere, come abbiamo visto in precedenza, tra le unioni di fatto alle quali alcuni si ritengono come obbligati a causa di situazioni difficili, e quelle che sono volute per se stesse, in ?un atteggiamento di disprezzo, di contestazione o di rigetto della societ?, dell?istituto familiare, dell?ordinamento socio-politico, o di sola ricerca del piacere?[91]. Bisogna infine considerare il caso di coloro che sono spinti a un’unione di fatto ?dall?estrema ignoranza e povert?, talvolta da condizionamenti dovuti a situazioni di vera ingiustizia, o anche da una certa immaturit? psicologica, che li rende incerti e timorosi di contrarre un vincolo stabile e definitivo?[92]


Di conseguenza, il discernimento etico, l’azione pastorale e l’impegno cristiano nella realt? politica devono tener conto della molteplicit? delle situazioni che ricopre il termine generale di “unioni di fatto”, descritte prima[93]. Qualunque siano le cause, tali unioni comportano ?ardui problemi pastorali, per le gravi conseguenze che ne derivano, sia religiose e morali (perdita del senso religioso del matrimonio, visto alla luce dell?Alleanza di Dio con il suo popolo; privazione della grazia del sacramento; grave scandalo), sia anche sociali (distruzione del concetto di famiglia; indebolimento del senso di fedelt? anche verso la societ?; possibili traumi psicologici nei figli; affermazione dell?egoismo)?[94]. Per questo la Chiesa ? particolarmente sensibile al proliferare di questi fenomeni delle unioni non matrimoniali, data la dimensione morale e pastorale del problema.


 


Testimonianza del matrimonio cristiano 


(40) Le iniziative lanciate in molti paesi di tradizione cristiana per ottenere una legislazione favorevole alle unioni di fatto, fanno nascere non poche preoccupazioni tra i pastori e i fedeli. Sembrerebbe che, spesso, non si sappia quale risposta dare a questo fenomeno, e che la reazione sia puramente difensiva, rischiando cos? di dare l’impressione che la Chiesa voglia semplicemente mantenere lo status quo, come se la famiglia fondata sul matrimonio fosse il modello culturale (un modello “tradizionale”) della Chiesa, che si vuole conservare malgrado le grandi mutazioni della nostra epoca. 


Per far fronte a questa situazione, occorre approfondire gli aspetti positivi dell’amore coniugale, per poter inculturare ancora una volta la verit? del Vangelo, alla maniera dei cristiani dei primi secoli della nostra era. Il soggetto privilegiato di questa nuova evangelizzazione della famiglia sono le famiglie cristiane perch? esse, soggetto di evangelizzazione, sono anche le prime evangelizzatrici, apportando la “buona novella” del “bell’amore”[95] non soltanto con le parole, ma anche e soprattutto con la loro testimonianza personale. ? urgente riscoprire il valore sociale di questa meraviglia che ? l’amore coniugale, poich? il fenomeno delle unioni di fatto non ? indipendente dai fattori ideologici che lo oscurano e che nascono da una concezione errata della sessualit? umana e del rapporto uomo-donna. Di qui l’importanza primordiale della vita di grazia in Cristo dei matrimoni cristiani: ?Anche la famiglia cristiana ? inserita nella Chiesa, popolo sacerdotale: mediante il sacramento del matrimonio, nel quale ? radicata e da cui trae alimento, essa viene continuamente vivificata dal Signore Ges?, e da Lui chiamata e impegnata al dialogo con Dio mediante la vita sacramentale, l?offerta della propria esistenza e la preghiera. ? questo il compito sacerdotale che la famiglia cristiana pu? e deve esercitare in intima comunione con tutta la Chiesa, attraverso le realt? quotidiana della vita coniugale e familiare: in tal modo la famiglia cristiana ? chiamata a santificarsi ed a santificare la comunit? ecclesiale e il mondo?[96]


(41) Mediante la loro presenza nei diversi ambiti della societ?, i matrimoni cristiani costituiscono un mezzo privilegiato per mostrare concretamente all’uomo contemporaneo (in parte distrutto nella sua soggettivit?, sfinito dalla ricerca vana di un amore “libero”, opposto al vero amore coniugale, mediante una serie di esperienze frammentarie) che esiste una possibilit? che l’essere umano ritrovi se stesso, e per aiutarlo a comprendere la realt? di una soggettivit? pienamente realizzata nel matrimonio in Ges? Cristo. Questa specie di choc con la realt? ? l’unico modo possibile per far emergere nel cuore la nostalgia di una patria di cui ogni persona custodisce un ricordo incancellabile. Agli uomini e alle donne delusi, che si chiedono con cinismo: “Pu? venire qualcosa di buono dal cuore umano?” bisogner? poter rispondere: “Venite a vedere il nostro matrimonio, la nostra famiglia”. Ci? pu? rappresentare un punto di partenza decisivo, la testimonianza reale con la quale la comunit? cristiana, con la grazia di Dio, manifesta la misericordia di Dio verso gli uomini. In molti ambienti, si constata quanto possa essere altamente positiva la considerevole influenza dei fedeli cristiani. Con la loro scelta cosciente di fede e di vita, essi sono, tra i loro contemporanei, come il lievito nella pasta, come la luce che brilla nelle tenebre. L’attenzione pastorale nella preparazione al matrimonio e alla famiglia, e l’accompagnamento nella vita coniugale e familiare, sono dunque essenziali alla vita della Chiesa e del mondo[97].


 


Una preparazione adeguata al matrimonio 


(42) Il Magistero della Chiesa ha ripetutamente insistito, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, sull’importanza e il carattere insostituibile della preparazione al matrimonio nella pastorale ordinaria. Tale preparazione non dovrebbe limitarsi a una semplice informazione su ci? che ? il matrimonio per la Chiesa, ma essere un vero cammino di formazione delle persone, basato sull’educazione alla fede e alle virt?. Il Pontificio Consiglio per la Famiglia ha trattato questo importante aspetto della pastorale della Chiesa nei documenti Sessualit? umana: verit? e significato, dell’8 dicembre 1995, e Preparazione al sacramento del matrimonio, del 13 maggio 1996, mettendo l’accento sul carattere fondamentale della preparazione al matrimonio e sul contenuto di questa preparazione. 


(43) ?La preparazione al matrimonio, alla vita coniugale e familiare, ? di rilevante importanza per il bene della Chiesa. Di fatto il sacramento del Matrimonio ha un grande valore per l?intera comunit? cristiana e, in primo luogo, per gli sposi, la cui decisione ? tale che non potrebbe essere soggetta all?improvvisazione o a scelte affrettate. In altre epoche tale preparazione poteva contare sull?appoggio della societ?, la quale riconosceva i valori e i benefici del matrimonio. La Chiesa, senza intoppi o dubbi, tutelava la sua santit?, consapevole del fatto che il sacramento del matrimonio rappresentava una garanzia ecclesiale, quale cellula vitale del Popolo di Dio. L?appoggio ecclesiale era, almeno nelle comunit? realmente evangelizzate, fermo, unitario, compatto. Erano rare, in genere, le separazioni e i fallimenti dei matrimoni e il divorzio veniva considerato come una ?piaga? sociale (cf GS 47). Oggi, al contrario, in non pochi casi, si assiste ad un accentuato deterioramento della famiglia e ad una certa corrosione dei valori del matrimonio. In numerose nazioni, soprattutto economicamente sviluppate, l?indice di nuzialit? si ? ridotto. Si suole contrarre matrimonio in un?et? pi? avanzata e aumenta il numero dei divorzi e delle separazioni, anche nei primi anni di tale vita coniugale. Tutto ci? porta inevitabilmente ad una inquietudine pastorale, mille volte ribadita: chi contrae matrimonio, ? realmente preparato a questo? Il problema della preparazione al sacramento del Matrimonio, e alla vita che ne segue, emerge come una grande necessit? pastorale innanzitutto per il bene degli sposi, per tutta la comunit? cristiana e per la societ?. Perci? crescono dovunque l?interesse e le iniziative per fornire risposte adeguate e opportune alla preparazione al sacramento del Matrimonio?[98]


(44) Ai nostri giorni, il problema non consiste pi? tanto, come in altre epoche, nel fatto che i giovani arrivino al matrimonio non sufficientemente preparati. A causa in parte di una visione antropologica pessimistica, destrutturante, che annulla la soggettivit?, molti di loro dubitano perfino che possa esistere nel matrimonio un dono reale che crea un vincolo fedele, fecondo e indissolubile. Frutto di questa visione ?, in alcuni casi, il rifiuto dell?istituzione matrimoniale, considerata come una realt? illusoria a cui potrebbero accedere solo persone con una preparazione molto speciale. Di qui l?importanza dell?educazione cristiana a una nozione giusta e realistica della libert? in rapporto al matrimonio, come capacit? di scoprire il bene del dono coniugale e di orientarsi verso di esso.


 


La catechesi familiare 


(45) In questo senso, l?azione di prevenzione mediante la catechesi familiare ? importante. La testimonianza delle famiglie cristiane ? insostituibile, tanto nei confronti dei figli quanto in seno alla societ? in cui vivono. I pastori non devono essere i soli a difendere la famiglia, ma le famiglie stesse devono esigere il rispetto dei loro diritti e della loro identit?. Va sottolineato che oggi le catechesi familiari occupano un posto di primo piano nella pastorale familiare. Vi si affrontano le realt? familiari in modo organico, completo e sistematico, sottoponendole al criterio della fede, alla luce della Parola di Dio interpretata ecclesialmente nella fedelt? al Magistero della Chiesa da pastori legittimi e competenti che contribuiscono veramente, in tale processo catechetico, ad approfondire la verit? salvifica sull?uomo. Bisogna sforzarsi di mostrare la razionalit? e la credibilit? del Vangelo in rapporto al matrimonio e alla famiglia, riorganizzando il sistema educativo della Chiesa[99]. La spiegazione del matrimonio e della famiglia a partire da una visione antropologica corretta continua a destare sorpresa, anche tra gli stessi cristiani, che scoprono che non ? soltanto una questione di fede e che vi trovano le ragioni per affermarsi nella loro fede e per agire, proponendo una testimonianza personale di vita e svolgendo una missione apostolica specificatamente laicale.


 


I mezzi di comunicazione 


(46) Ai giorni nostri, la crisi dei valori familiari e della nozione di famiglia nell?ordinamento degli Stati e nei mezzi di trasmissione della cultura ? stampa, televisione, internet, cinema, ecc. ? richiedono uno sforzo particolare per assicurare la presenza dei valori familiari nei mezzi di comunicazione. Si consideri, ad esempio, la forte influenza che hanno avuto i media nella perdita di sensibilit? sociale di fronte a situazioni quali l?adulterio, il divorzio o anche le unioni di fatto, o ancora la deformazione perniciosa dei ?valori? (o meglio dei ?contro-valori?) che essi a volte presentano come proposte normali di vita. Bisogna anche tener conto del fatto che in alcune occasioni e malgrado il contributo meritorio dei cristiani impegnati che collaborano a questi mezzi di comunicazione, alcuni programmi e serie televisive, ad esempio, non soltanto non contribuiscono alla formazione religiosa, ma favoriscono la disinformazione e la diffusione dell?ignoranza religiosa. Anche se questi fattori non sono elementi fondamentali della conformazione di una cultura, rientrano in misura non trascurabile tra i fattori sociologici di cui tener conto in una pastorale ispirata a criteri realistici.


 


L?impegno sociale 


(47) Per molti nostri contemporanei, la cui soggettivit? ? stata per cos? dire ?demolita? dalle ideologie, il matrimonio ? quasi impensabile; la realt? coniugale non ha alcun significato per queste persone. Come pu? la pastorale della Chiesa diventare, anche per loro, un avvenimento di salvezza? A questo proposito, l?impegno politico e legislativo dei cattolici che hanno responsabilit? in questi campi ? decisivo. Le legislazioni conformano, in larga misura, l?ethos di un popolo. A tale proposito, ? particolarmente importante chiamare a vincere la tentazione di indifferenza negli ambienti politici e legislativi, insistendo sulla necessit? di rendere pubblicamente testimonianza della dignit? della persona. L?equiparazione delle unioni di fatto alla famiglia implica, come abbiamo visto, un?alterazione dell?ordinamento orientato verso il bene comune della societ?, e comporta una svalutazione dell?istituzione matrimoniale fondata sul matrimonio. Essa costituisce dunque un male per le persone, le famiglie e la societ?. Il ?politicamente possibile? e la sua evoluzione nel tempo non pu? fare astrazione dei principi fondamentali della verit? sulla persona umana, che devono ispirare gli atteggiamenti, le iniziative concrete e i programmi per l?avvenire[100]. Risulta ugualmente utile rimettere in discussione il ?dogma? del vincolo indissociabile tra democrazia e relativismo etico, sul quale si fondano numerose iniziative legislative tendenti ad equiparare le unioni di fatto alla famiglia. 


(48) Il problema delle unioni di fatto rappresenta una grande sfida per i cristiani, che devono essere capaci di mostrare l?aspetto razionale della fede, la razionalit? profonda del Vangelo del matrimonio e della famiglia. Ogni annuncio di questo Vangelo che non sia in grado di rispondere a tale sfida alla razionalit? (intesa come intima corrispondenza tra desiderium naturale dell?uomo e Vangelo annunciato dalla Chiesa) sarebbe inefficace. Per questo ? necessario, oggi pi? che mai, mostrare la credibilit? interiore della verit? sull?uomo che ? alla base dell?istituzione dell?amore coniugale. A differenza degli altri sacramenti, il matrimonio appartiene anche all?economia della Creazione, iscrivendosi in una dinamica naturale nel genere umano. ? necessario, in secondo luogo, intraprendere uno sforzo di riflessione sulle basi fondamentali, sui principi essenziali che ispirano le attivit? educative nei diversi ambiti e istituzioni. Quale ? la filosofia delle istituzioni educative oggi nella Chiesa, e come tradurre questi principi in un?educazione appropriata al matrimonio e alla famiglia, come strutture fondamentali e necessarie alla societ??


 


Attenzione e avvicinamento pastorale 


(49) Un atteggiamento di comprensione nei confronti della problematica esistenziale e delle scelte delle persone che vivono un?unione di fatto ? legittimo, e in alcune circostanze un dovere. Alcune di queste situazioni devono perfino suscitare vera e propria compassione. Il rispetto della dignit? delle persone non ? messo in discussione. Tuttavia, la comprensione delle circostanze e il rispetto delle persone non equivalgono a una giustificazione. In tali circostanze, conviene piuttosto sottolineare che la verit? ? un bene essenziale delle persone e un fattore d?autentica libert?. L?affermazione della verit? non costituisce un?offesa, ma ? al contrario una forma di carit?, di modo che il ?non sminuire in nulla la salutare dottrina di Cristo? sia ?eminente forma di carit? verso le anime?[101], a condizone che questa sia accompagnata ?con la pazienza e la bont? di cui il Signore stesso ha dato l?esempio nel trattare con gli uomini?[102]. I cristiani devono pertanto cercare di comprendere le cause individuali, sociali, culturali e ideologiche della diffusione delle unioni di fatto. Bisogna ricordare che una pastorale intelligente e discreta pu?, in certi casi, contribuire alla riabilitazione ?istituzionale? di queste unioni. Le persone che si trovano in questa situazione devono essere prese in considerazione, caso per caso e in maniera prudente, nel quadro della pastorale ordinaria della comunit? ecclesiale, mediante un?attenzione ai loro problemi e alle difficolt? che ne derivano, un dialogo paziente e un aiuto concreto, specialmente nei confronti dei figli. Anche in questo aspetto della pastorale, la prevenzione ? un atteggiamento prioritario.


 


 


Conclusione


 


(50) Nel corso dei secoli, la saggezza delle nazioni ha riconosciuto sostanzialmente, malgrado alcune limitazioni, l?esistenza e la missione fondamentale e insostituibile della famiglia fondata sul matrimonio. La famiglia ? un bene necessario e insostituibile per tutta la societ?. Essa ha un vero e proprio diritto, in giustizia, a essere riconosciuta, protetta e promossa dall?insieme della societ?. ? tutta la societ? che subisce un pregiudizio quando si attenta, in un modo o nell?altro, a questo bene prezioso e necessario per l?umanit?. La societ? non pu? restare indifferente di fronte al fenomeno sociale delle unioni di fatto, e al declassamento dell?amore coniugale che implica. La soppressione pura e semplice del problema mediante la falsa soluzione del riconoscimento delle unioni di fatto, collocandole pubblicamente a un livello simile e perfino equiparandole alle famiglie fondate sul matrimonio, non costituisce soltanto un pregiudizio comparativo per il matrimonio (danneggiando, ancor pi?, la famiglia, questa necessaria istituzione naturale che oggi avrebbe tanto bisogno, al contrario, di politiche familiari vere). Essa denota ugualmente un profondo disconoscimento della verit? antropologica dell?amore umano tra l?uomo e la donna e dell?aspetto che le ? indissociabilmente legato, quello di essere un?unit? stabile e aperta alla vita. Tale disconoscimento diventa ancora pi? grave quando si ignora la differenza essenziale e molto profonda esistente tra l?amore coniugale derivante dall?istituto matrimoniale e i rapporti omosessuali. L? ?indifferenza? delle amministrazioni pubbliche su questo punto rassomiglia molto all?apatia di fronte alla vita o alla morte della societ?, a una indifferenza di fronte alla sua proiezione nell?avvenire o al suo degrado. In assenza di misure opportune, questa ?neutralit?? rischia di sfociare in un grave deterioramento del tessuto sociale e della pedagogia delle generazioni a venire.


La valorizzazione insufficiente dell?amore coniugale e della sua apertura intrinseca alla vita, con l?instabilit? che ne deriva nella vita familiare, ? un fenomeno sociale che richiede un discernimento appropriato da parte di tutti coloro che si sentono riguardati dal bene della famiglia, e in particolare dei cristiani. Si tratta anzitutto di riconoscere le vere cause (ideologiche ed economiche) di un tale stato di cose, e di non cedere alle rivendicazioni demogogiche di gruppi di pressione che non tengono conto del bene comune della societ?. Per la Chiesa Cattolica, nella sua sequela di Ges? Cristo, la famiglia e l?amore coniugale sono un dono di comunione del Dio della Misericordia con l?umanit?, un tesoro prezioso di santit? e di grazia che risplende in mezzo al mondo. Per questo essa invita tutti coloro che lottano per la causa dell?uomo a unire i loro sforzi in vista della promozione della famiglia e della sua intima fonte di vita che ? l?unione coniugale.


 




[1] Concilio Vaticano II, Cost. Gaudium et spes, n. 47

[2]Concilio Vaticano II, Cost. Lumen gentium n. 11, Decr. Apostolicam actuositatem, n. 11.

[3]Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2331-2400, 2514-2533; Pontificio Consiglio per la Famiglia, Sessualit? umana: verit? e significato, 8-2-1995.

[4]Giovanni Paolo II, Es. Ap. Familiaris consortio, n. 80.

[5]In questi paesi, l?azione umanizzatrice e pastorale della Chiesa, nella sua opzione preferenziale per i poveri, ? stata orientata, in generale, verso la ?regolarizzazione? di queste unioni, mediante la celebrazione del matrimonio (o mediante la convalida o sanatoria, a seconda dei casi) in conformit? all?atteggiamento ecclesiale di impegno a favore della santificazione delle famiglie cristiane.

[6]Diverse teorie costruzioniste sostengono oggi concezioni differenti sul modo in cui la societ? dovrebbe – secondo quanto sostengono – cambiare adattandosi ai diversi “generi” (ad esempio nell’educazione, la sanit?, ecc.). Alcuni sostengono l?esistenza di tre generi, altri cinque, altri sette, altri ancora un numero che pu? variare in funzione di diverse considerazioni.

[7]Tanto il marxismo quanto lo strutturalismo hanno contribuito in misura differente al consolidamento di questa ideologia di “gender”, che ha subito diversi influssi, quali la “rivoluzione sessuale”, con postulati come quelli rappresentati da W. Reich (1897-1957) che appella alla “liberazione” da qualunque disciplina sessuale, o Herbert Marcuse (1898-1979) che invita a sperimentare ogni tipo di situazione sessuale (intesa a partire da un polimorfismo sessuale di orientamento indifferentemente “eterosessuale” – cio? l’orientamento sessuale naturale – o omosessuale), slegata dalla famiglia e da qualsiasi finalismo naturale di differenziazione tra i sessi, cos? come da qualsiasi ostacolo derivante dalla responsabilit? procreativa. Un certo femminismo radicalizzato ed estremista, rappresentato da Margaret Sanger (1879-1966) e da Simone de Beauvoir (1908-1986) non pu? essere collocato al margine di questo processo storico di consolidamento di una ideologia. In questo modo, “eterosessualit?” e monogamia sarebbero solo casi possibili di pratica sessuale.

[8]Questo atteggiamento ha incontrato, purtroppo, un’accoglienza favorevole presso numerose istituzioni internazionali importanti, e si ? tradotto nel conseguente deterioramento del concetto stesso di famiglia, il cui fondamento ?, necessariamente, il matrimonio. Tra queste istituzioni, alcuni Organismi della stessa Organizzazione delle Nazioni Unite, sembrano aver aderito recentemente ad alcune di queste teorie, ignorando con ci? l?autentico significato dell’articolo 16 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, che qualifica la famiglia come “nucleo naturale e fondamentale della societ?”. Cfr. Pontificio Consiglio per la Famiglia, Famiglia e Diritti umani, 1999, n. 16.

[9]Aristotele, Politica, I, 9-10 (Bk 1253a)

[10]Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2207

[11]Giovanni Paolo II, Es. Ap. Familiaris consortio, n. 18

[12]Giovanni Paolo II, Allocuzione durante l’Udienza generale del 1-12-1999

[13]Concilio vaticano II, Cost. Gaudium et spes, n. 47

[14]“? a prescindere dalle correnti di pensiero, esiste un insieme di conoscenze in cui ? possibile ravvisare una sorta di patrimonio spirituale dell?umanit?. ? come se ci trovassimo dinanzi a una filosofia implicita per cui ciascuno sente di possedere questi principi, anche se in forma generica e non riflessa. Queste conoscenze, proprio perch? condivise in qualche misura da tutti, dovrebbero costituire come un punto di riferimento delle diverse scuole filosofiche. Quando la ragione riesce a intuire e a formulare i principi primi e universali dell?essere e a far correttamente scaturire da questi conclusioni coerenti di ordine logico e deontologico, allora pu? dirsi una ragione retta o, come la chiamavano gli antichi, orth?s logos, recta ratio”. Giovanni Paolo II, Enc. Fides et ratio, n. 4.

[15]Concilio Vaticano II, Cost. Dei Verbum, n. 10.

[16]?Il rapporto fede e filosofia trova nella predicazione di Cristo crocifisso e risorto lo scoglio contro il quale pu? naufragare, ma oltre il quale pu? sfociare nell?oceano sconfinato della verit?. Qui si mostra evidente il confine tra la ragione e la fede, ma diventa anche chiaro lo spazio in cui ambedue si possono incontrare?. Giovanni Paolo II, Enc. Fides et ratio, n. 23. ?Il vangelo della vita non ? esclusivamente per i credenti: ? per tutti. La questione della vita e della sua difesa e promozione non ? prerogativa dei soli cristiani ?? Giovanni Paolo II, Enc. Evangelium Vitae, n. 101.

[17]Giovanni Paolo II, Allocuzione al Forum delle Associazioni Cattoliche d’Italia, 27-6-1998.

[18]Pontificio Consiglio per la Famiglia, Dichiarazione sulla Risoluzione del Parlamento Europeo che equipara la famiglia alle ‘unioni di fatto’, comprese quelle omosessuali, 17-3-2000

[19]Sant’Agostino, De libero arbitrio, I, 5, 11

[20]?La vita sociale e il suo apparato giuridico esige un fondamento ultimo. Se non esiste altra legge oltre la legge civile, dobbiamo ammettere allora che qualsiasi valore, perfino quelli per i quali gli uomini hanno lottato e considerato passi avanti cruciali nella lunga marcia verso la libert?, possono essere cancellati da una semplice maggioranza di voti. Quelli che criticano la legge naturale non debbono chiudere gli occhi di fronte a questa possibilit?, e quando promuovono leggi – in contrasto con il bene comune nelle sue esigenze fondamentali – debbono tener conto di tutte le conseguenze delle proprie azioni perch? possono sospingere la societ? verso una direzione pericolosa?. Discorso del Card. A. Sodano al Secondo Incontro di politici e legislatori d?Europa, organizzato dal Pontificio Consiglio per la Famiglia, 22-24 ottobre 1998.

[21]In Europa, ad esempio, nella Costituzione della Germania: “Il matrimonio e la famiglia trovano particolare protezione nell’ordinamento dello Stato” (Art. 6); Spagna: “I pubblici poteri assicurano la protezione sociale, economica e giuridica della famiglia” (Art. 39); Irlanda: “Lo Stato riconosce la famiglia come il gruppo naturale primario e fondamentale della societ? e come istituzione morale dotata di diritti inalienabili e imprescrittibili, anteriori e superiori a ogni diritto positivo. Per questo lo Stato si impegna a proteggere la costituzione e l’autorit? della famiglia come fondamento necessario dell’ordine sociale e come elemento indispensabile per il benessere della Nazione e dello Stato” (Art. 41); Italia: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come societ? naturale fondata sul matrimonio” (Art. 29); Polonia: “Il matrimonio, cio? l’unione di un uomo e di una donna, cos? come la famiglia, la paternit? e la maternit?, devono trovare protezione e cura nella Repubblica di Polonia” (Art. 18); Portogallo: “La famiglia, come elemento fondamentale della societ?, ha diritto alla protezione della societ? e dello Stato e alla realizzazione di tutte le condizioni che permettano la realizzazione personale dei loro membri” (Art.67). 
Anche nelle Costituzioni del resto del mondo: Argentina: “? la legge stabilir? ? la protezione integrale della famiglia” (Art. 14); Brasile: “La famiglia, base della societ?, ? oggetto di speciale protezione da parte dello Stato” (Art. 226); Cile: “La famiglia ? il nucleo fondamentale della societ? ? E’ dovere dello Stato ? assicurare protezione alla popolazione e alla famiglia ?” (Art.1); Repubblica Popolare di Cina: “Lo Stato protegge il matrimonio, la famiglia, la maternit? e l’infanzia” (Art. 49); Colombia: “Lo Stato riconosce, senza alcuna discriminazione, la primazia dei diritti inalienabili della persona e protegge la famiglia come istituzione fondamentale della societ?” (Art. 5); Corea del Sud: “Il matrimonio e la vita familiare si fondano sulla dignit? individuale e l’uguaglianza tra i sessi; lo Stato metter? in atto tutti i mezzi a sua disposizione per raggiungere questo scopo” (Art. 36); Filippine: “Lo Stato riconosce la famiglia filippina come fondamento della Nazione. Di conseguenza deve essere intensamente favorita la solidariet?, la sua attiva promozione e il suo totale sviluppo. Il matrimonio ? un’istituzione sociale inviolabile, ? fondamento della famiglia e deve essere protetto dallo Stato” (Art. 15); Messico: ” ? la Legge ? protegger? l’organizzazione e lo sviluppo della famiglia” (Art. 4); Per?: “La comunit? e lo Stato ? proteggono anche la famiglia e promuovono il matrimonio; li riconoscono come istituzioni naturali e fondamentali della societ?” (Art. 4); Ruanda: “La famiglia, in quanto base naturale del popolo ruandese, sar? protetta dallo Stato” (Art. 24).

[22]?Ogni legge posta dagli uomini in tanto ha valore di legge, in quanto ? derivata dalla legge naturale. Se poi in qualche cosa contrasta con la legge naturale non ? pi? legge, ma corruzione della legge?. San Tommaso d?Aquino, Summa Teologica, I-II, q.95, a.2.

[23]Giovanni Paolo II, Discorso al Secondo Incontro di Politici e Legislatori d?Europa organizzato dal Pontificio Consiglio per la Famiglia, 23-10-1998.

[24]Giovanni Paolo II, Enc. Centesimus annus, n. 46

[25]?In quanto responsabili politici e legislatori che intendono essere fedeli alla Dichiarazione Universale, ci impegniamo a promuovere e a difendere i diritti della famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna. Ci? deve essere fatto a tutti i livelli: locale, regionale, nazionale e internazionale. Solo cos? potremo essere veramente al servizio del bene comune, a livello sia nazionale che internazionale?, Conclusioni del Secondo Incontro di politici e legislatori d?Europa, 4.1.

[26]?La famiglia ? il nucleo centrale della societ? civile. Ha certamente un ruolo economico importante, che non pu? essere dimenticato, in quanto costituisce il pi? grande capitale umano, ma la sua missione include molti altri compiti. ? prima di tutto una comunit? naturale di vita, una comunit? fondata sul matrimonio e che quindi presenta una coesione superiore a quella di qualsiasi altra comunit? sociale?, Dichiarazione finale del III Incontro di politici e legislatori d?America, Buenos Aires, 3-5 agosto 1999, 7.

[27]Cfr. Carta dei Diritti della Famiglia, Preambolo.

[28]Giovanni Paolo II, Gratissimam sane (Lettera alle Famiglie), n. 8

[29]Cfr. Catechismo della Chiesa Catotlica, n. 2333; Gratissimam sane (Lettera alle Famiglie), n. 8.

[30]Concilio Vaticano II, Cost. Gaudium et spes, n. 49.

[31]Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2332; Giovanni Paolo II, Discorso al Tribunale della Rota Romana, 21-1-1999.

[32]Giovanni Paolo II, Gratissimam sane (Lettera alle Famiglie), nn. 7-8.

[33]Giovanni Paolo II, Discorso al Tribunale della Rota Romana, 21-1-1999.

[34]Ibid.

[35]Ibid.

[36]Ibid.

[37]?Il matrimonio determina il quadro giuridico che favorisce la stabilit? della famiglia. Permette il rinnovamento delle generazioni. Non ? un semplice contratto o un affare privato, bens? costituisce una delle strutture fondamentali della societ?, di cui mantiene la coerenza?. Dichiarazione del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Francese, a proposito della proposta di legge di ?patto civile di solidariet??, 17-9-1998. 

[38]Giovanni Paolo II, Es. Ap. Familiaris consortio, n. 19.

[39]Giovanni Paolo II, Discorso al Tribunale della Rota Romana, 21-1-1999

[40]?Non c?? equivalenza tra la relazione di due persone dello stesso sesso e quella formata da un uomo e una donna. Solo quest?ultima pu? essere qualificata di coppia, perch? implica la differenza sessuale, la dimensione coniugale, la capacit? di esercizio della paternit? e della maternit?. L?omosessualit?, evidentemente, non pu? rappresentare questo insieme simbolico?. Dichiarazione del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Francese, a proposito della proposta di legge di ?patto civile di solidariet??, 17-9-1998.

[41]Riguardo al grave disordine morale intrinseco, contrario alla legge naturale, degli atti omosessuali cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2357-2359; Congregazione per la Dottrina della Fede, Ist. Persona humana, 29-12-1975; Pontificio Consiglio per la Famiglia, Sessualit? umana: verit? e significato, 8-12-1995, n. 104.

[42]Giovani Paolo II, Discorso ai partecipanti della XIV Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Cfr. Giovanni Paolo II, parole pronunciate durante l?Angelus del 19-6-1994.

[43]Pontificio Consiglio per la Famiglia, Dichiarazione sulla Risoluzione del Parlamento Europeo che equipara la famiglia alle ‘unioni di fatto’, comprese quelle omosessuali, 17-3-2000.

[44]?Non possiamo ignorare che, come riconoscono alcuni dei suoi promotori, una tale legislazione costituisce un primo passo, ad esempio, verso l?adozione di bambini da parte di persone che vivono un rapporto omosessuale. Abbiamo paura per il futuro, mentre deploriamo quanto successo nel passato?. Dichiarazione del Presidente della Conferenza Episcopale Francese, dopo la promulgazione del ?patto civile di solidariet??, 13-10-1999.

[45]Giovanni Paolo II, parole pronunciate durante l?Angelus del 20-2-1994.

[46]Cfr. Nota della Commissione Permanente della Conferenza Episcopale Spagnola (24-6-1994), in occasione della Risoluzione dell?8 febbraio 1994 del Parlamento Europeo su uguaglianza di diritti di omosessuali e lesbiche.

[47]Giovanni Paolo II, Gratissimam sane (Lettera alle Famiglie), n. 11.

[48]Ibid., n. 14.

[49]Ibid., n. 17 in fine

[50]Carta dei diritti della famiglia, Preambolo, D

[51]Ibid., Preambolo (passim) e art. 6.

[52]Ibid., Preambolo B e I.

[53]Ibid., Preambolo C e G.

[54]Giovanni Paolo II, Gratissimam sane (Lettera alle Famiglie), nn. 9-11.

[55]Giovanni Paolo II, Allocuzione del 26-12-1999

[56]Cfr. Giovanni Paolo II, Es. Ap. Familiaris consortio, n. 21; cfr. Giovanni Paolo II, Gratissimam sane (Lettera alle Famiglie), nn. 13-15.

[57]Carta dei Diritti della Famiglia, Preambolo, F; cfr. Giovanni Paolo II, Es. Ap. Familiaris consortio, n. 21.

[58]Giovanni Paolo II, Enc. Evangelium vitae, n. 91 e 94.

[59]Carta dei Diritti della Famiglia, Preambolo, E.

[60]Giovanni Paolo II, Enc. Evangelium vitae, n. 92.

[61]Carta dei Diritti della Famiglia, Preambolo, H-I.

[62]Cfr. Giovanni Paolo II, Es. Ap. Familiaris consortio, nn. 23-24.

[63]Ibid. n. 25.

[64]Ibid., nn. 28-35; Carta dei Diritti della Famiglia, art. 3.

[65]Cfr. Giovanni Paolo II, Es. Ap. Familiaris consortio, n. 20; Carta dei Diritti della Famiglia, art. 6.

[66]Carta dei Diritti della Famiglia, art. 2, b e c; art. 7.

[67]Cfr. Giovanni Paolo II, Es. Ap. Familiaris consortio, nn. 36-41; Carta dei Diritti della Famiglia, art. 5; Gratissimam sane (Lettera alle Famiglie), n. 16.l

[68]Cfr. Giovanni Paolo II, Es. Ap. Familiaris consortio, nn. 42-48; Carta dei Diritti della Famiglia, art. 8-12;

[69]Carta dei Diritti della Famiglia, art. 1, c.

[70]Giovanni Paolo II, Enc. Veritatis splendor, n. 4.

[71]Giovanni Paolo II, Enc. Evangelium vitae, n. 20; cfr. ibid., n. 19.

[72]Giovanni Paolo II, Es. Ap. Familiaris consortio, n. 6; cfr. Giovanni Paolo II, Gratissimam sane (Lettere alle Famiglie), n. 13.

[73]Concilio di Trento, Sessioni VII e XXIV.

[74]Giovanni Paolo II, Es. Ap. Familiaris consortio, n. 68.

[75]Codice di Diritto Canonico, c. 1055 ? 1; Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1601.

[76]Cfr. Concilio Vaticano II, Cost. Gaudium et spes, n.. 48-49.

[77]Cfr. Giovanni Paolo II, Discorso alla Rota Romana, 21-1-2000.

[78]Concilio vaticano II, Cost. Gaudium et spes, n. 48

[79]Ibid.

[80]Cfr. Codice di Diritto Canonico e Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, rispettivamente del 1983 e del 1990.

[81]Concilio Vaticano II, Cost. Past. Gaudium et spes, n. 49.

[82]Cfr. Giovanni Paolo II, Es. Ap. Familiaris consortio, n. 68.

[83]Ibid., n. 81.

[84]Giovanni Paolo II, Enc. Veritatis splendor, n. 93.

[85]Giovanni Paolo II, Allocuzione durante l’Udienza generale del 5-9-1979. Con questa Allocuzione inizia il Ciclo di catechesi conosciuto come “Catechesi sull’amore umano”.

[86]“Cristo non accetta di entrare nella discussione al livello in cui i suoi interlocutori volevano introdurla. In un senso, egli non approva la dimensione che vogliono dare al problema. Evita di lasciarsi implicare in controversie giuridico-casuistiche, e al contrario si riferisce, in due occasioni, al ‘principio’ “. Giovanni Paolo II, Allocuzione all’Udienza generale del 5-9-1979.

[87]?Non si pu? negare che l?uomo si d? sempre in una cultura particolare, ma pure non si pu? negare che l?uomo non si esaurisce in questa stessa cultura. Del resto, il progresso stesso delle culture dimostra che nell?uomo esiste qualcosa che trascende le culture. Questo ?qualcosa? ? precisamente la natura dell?uomo: proprio questa natura ? la misura della cultura ed ? la condizione perch? l?uomo non sia prigioniero di nessuna delle sue culture, ma affermi la sua dignit? personale nel vivere conformemente alla verit? profonda del suo essere?. Giovanni Paolo II, Enc. Veritatis splendor, n. 53.

[88]La legge naturale “non ? altro che la luce dell’intelligenza infusa in noi da Dio. Grazie ad essa conosciamo ci? che si deve fare e ci? che si deve evitare. Dio ha donato questa luce e questa legge nella Creazione”. San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, I-II p. 93, a.3, ad 2um. Cfr. Giovanni Paolo II, Enc. Veritatis splendor, nn. 35-53.

[89]Giovanni Paolo II, Enc. Veritatis splendor nn. 62-64.

[90]Per mezzo della grazia matrimoniale i coniugi “si aiutano a vicenda per raggiungere la santit? nella vita coniugale e nell?accettazione ed educazione della prole” Concilio Vaticano II, Cost. Lumen Gentium, n. 11. Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica nn. 1641-1642.

[91]Giovanni Paolo II, Es. Ap. Familiaris consortio, n. 81.

[92]Ibid., infra.

[93]Cfr. prima, numeri 4-8

[94]Giovanni Paolo II,Es. Ap. Familiaris consortio, n. 81

[95]Giovanni Paolo II, Gratissimam sane (Lettera alle Famiglie). N. 29.

[96]Giovanni Paol