L’Emilia-Romagna si conferma prima… in cultura di morte!

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Come è noto, il cosiddetto «testamento biologico» (eutanasia) è divenuto legge ed è entrato in vigore il 31 gennaio 2018. È pure noto che l’applicazione di gran parte delle leggi inerenti la Sanità è competenza delle Regioni.

 

Ebbene, in soli 15 giorni, la Regione “rossa” per eccellenza, si è attrezzata per inserire le DAT nel nuovissimo fascicolo elettronico sanitario regionale.

 

Si tratta di una notevole facilitazione che, oltre a non prevedere la possibilità dell’obiezione di coscienza da parte del medico, è un altro strappo ai valori antropologici che si fondano sul bene prezioso ed insostituibile della vita, aprendo la strada all’autodeterminazione per la morte, legittimata e garantita dalla norma pubblica.

 

Visto che siamo in periodo elettorale, ai lettori gioverà sapere che, oltre a quello del Partito Democratico, si registra l’entusiasmo dei 5stelle che, addirittura, rivendicano: «Come abbiamo sempre [detto] quella di poter decidere autonomamente sul proprio percorso di fine vita è una questione fondamentale. Per questo siamo molto soddisfatti che la Regione […] abbia deciso di convergere sulla nostra proposta».

Poche settimane fa, su queste pagine, si era denunciata la macabra solerzia dell’assessorato alla Sanità emiliano-romagnola finalizzata a sopprimere la vita umana e distruggere la famiglia naturale: diffusione della pillola abortiva, nessun intervento nei casi di recidività nell’aborto, esclusione del volontariato cattolico dai consultori, assenza di sostegni concreti alle donne, lotta all’obiezione di coscienza dei medici, crescita delle fecondazioni artificiali, contraccezione ed “educazione” sessuale dedite solo alla preservazione da malattie e da gravidanze indesiderate.

 

La Regione prosegue imperterrita nella sua opera distruttrice, nonostante una petizione popolare:  il Consultorio familiare dell’Ausl di Imola (BO) attiverà un nuovo servizio “Giovani adulti” a partire da oggi (21 febbraio), estendendo «la possibilità di erogare gratuitamente contraccettivi (ormonali, impianti sottocutanei, dispositivi intrauterini, contraccezione d’emergenza e preservativi femminili e maschili) a tutte le donne e uomini di età inferiore ai 26 anni e alle donne di età compresa tra i 26 e i 45 anni con esenzione E02».
A parte l’ovvia osservazione che l’“età inferiore di 26 anni” comprende anche i minorenni, tutto questo viene ipocritamente etichettato come «strumenti per una pianificazione familiare consapevole […] prevenire gravidanze inaspettate e malattie sessualmente trasmissibili».
Ma di quale prevenzione si parla, se il rapporto è già avvenuto?

 

Insomma, sembra proprio che gli emiliani saranno di nuovo primi. Primi anche nel facilitare il testamento biologico.
Con i milioni spesi per favorire aborti, pillole del giorno dopo, gender nelle scuole, droga, sodomia etero e omo… ecco un nuovo primato.
Ma è un primato “da primati”, perché il PD e i 5s tali li vogliono far diventare.

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